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Verona, 1 Aprile 2023

Wine Power List è una classifica del giornale on line Cronache di Gusto dedicata ai 100 personaggi più influenti del vino italiano. Qui trovate l’edizione 2023 della Wine Power List che per consuetudini viene pubblicata il giorno prima dell’inizio del Vinitaly. È dal 2014 che la redazione di Cronache di Gusto pubblica questa top 100 che vede la presenza di rappresentanti istituzionali, politici, alti burocrati del ministero dell’Agricoltura, presidenti di consorzio, produttori, giornalisti, i vertici di organizzazioni e associazioni che rappresentano il vino e tanti altri. Su questo sito trovate anche le classifiche degli anni precedenti. In ogni profilo le piccole frecce indicano la posizione dell’edizione precedente della classifica. Anche quest’anno è prevista la categoria Top of the Top per quattro personaggi (uno in più rispetto al 2022) che vanno fuori classifica e occupano un posto di prestigio assoluto: quattro profili che sono stati al primo posto nelle edizioni precedenti della nostra classifica. La Wine Power List quest’anno è stata scritta da Fabrizio Carrera, Andrea Gori, Emanuele Scarci e Giorgio Vaiana.

Piero Antinori

Compie 85 anni quest’anno a luglio una delle colonne portanti del vino italiano nel mondo, emblema di imprenditorialità e di lungimiranza nella scommessa di qualità del vino italiano. Erede di una dinastia di guerrieri e poi vinai per secoli, Piero è però il primo che intuisce il cambio d’epoca e che decide di far tramontare l’idea del vino toscano come di “qualità andante” (definizione sua) degli anni ’60 e di far nascere la viticoltura moderna in Toscana. Tutto passa dalla vigna del Tignanello da sempre considerata speciale ma mai sfruttata fino in fondo finchè l’approccio in campo e in cantina cambia radicalmente come raccontato nei suoi libri “Il profumo del Chianti” e “Tignanello una storia toscana”. Pochi mesi fa l’inaugurazione dell’ennesima cantina ovvero quella di Pian delle Vigne a Montalcino, nata dal pensiero del Marchese che ha fatto personalmente uno schizzo da cui è partito il progetto di due edifici (uno dedicato alla fermentazione e uno all’affinamento del vino) destinati a fare scuola in termini di isolamento termico: si tratta forse della prima cantina pensata per il nuovo clima e per contrastare gli effetti del global warming. Prima di Montalcino c’è stata la “cattedrale” di San Casciano, capace di spostare il focus della comunicazione e dell’eventistica alle porte del Chianti Classico. Da sempre però Antinori più che in immobili e strutture guarda alla vigna di cui ha la più vasta collezione privata italiana ed ha aggiunto la gemma di Jermann in Friuli per un investimento più deciso sui bianchi, vini destinati a caratterizzare sempre più la produzione Antinori come dimostra l’uscita del Nibbio, una straordinaria versione di Chardonnay, cru del Castello della Sala dove già il Cervaro era riuscito nell’impresa di diventare un’icona bianca del gusto italiano quasi alla pari del Tignanello. Abituati alle crisi e alle rinascite, Piero si è dimostrato faro e punto fermo attraverso il trust familiare cui ha affidato le sorti della cantina.

Riccardo Cotarella

Per il presidente mondiale (e anche italiano) degli enologi il ritmo delle giornate è sempre frenetico. Grazie a una passione smisurata per quello che fa il lavoro non gli pesa. Ed eccolo, per esempio, poche settimane fa a Tbilisi, la capitale della Georgia. È stato chiamato dalle istituzioni di questo Paese a studiare i vitigni dai nomi, per noi difficili da pronunciare, come Rkatsiteli, Tsitska o il più noto Saperavi. E a dare soprattutto un supporto tecnologico attraverso un lavoro di sperimentazione per fare vini ancora più buoni e forse meno spigolosi. Incarico prestigioso che lui ha accolto con grande favore. D’altra parte la Georgia è la culla del vino e come rinunciare allora? Mentre è già al lavoro per preparare la prima vendemmia del Papa. Sì, proprio lui, Francesco, che ha un vigneto di Cabernet Franc a Castelgandolfo. Il Vaticano vuole un vino di rappresentanza. Come fai a dirgli di no? Intatta la sua capacità di relazioni a tutti i livelli, in questi mesi ha acquisito nuove consulenze enologiche dalla Toscana all’Etna passando, udite udite, per la Svezia, trovandosi al posto giusto nel momento giusto. Il Vinitaly gli darà quest’anno il Premio Internazionale per l’Italia. E si sta spendendo senza sosta per difendere il vino dagli attacchi salutistici. Sono entrati a gamba tesa con conclusioni senza capo né coda, solo per catturare l’attenzione mediatica, dice lui di qualche virologo in cerca di ribalta. È chiaro che la lamentela di Cotarella è rivolta fortemente all’atteggiamento di alcuni Paesi europei. Qualcuno vuole dimenticare che l’Italia rimane una nazione con un’alta percentuale di centenari che hanno il vino come consumo quotidiano. E questo Cotarella lo ribadisce in tutte le salse. Il vero timore però è un altro. Ormai tutto il mondo ha scoperto come fare buoni vini. Se ne fanno anche in Svezia ormai. E allora giù, pancia a terra, per esaltare biodiversità e identità del vino italiano. Solo così possiamo difenderci. È il suo nuovo obiettivo.


Angelo Gaja

In un mondo in cui ormai si può dire di tutto e di più, Angelo Gaja ha deciso di dire meno. Molto meno. Ed è così che ribaltando la comunicazione Gaja sia sempre lì a tracciare il solco. Col passo avanti a tutto. E a tutti. Adesso la sua novità è quella di far sapere di meno. Comunicare sempre. Ma poco. Dare più peso alla qualità delle informazioni su ciò che fa. E non alla quantità. Stare in silenzio. È il suo nuovo mantra. E se lo dice lui bisogna cominciare a rifletterci su. D’altra parte chi lo conosce sa bene che a parte qualche incontro nelle sue Langhe non lo si vede molto in giro. Una volta, con una certa periodicità, inviava ad alcuni giornali del settore le sue riflessioni sul mondo del vino e dintorni. O girava l’Italia e l’estero a tenere le sue conferenze sempre seguitissime. Adesso neanche questo. La verità é che lui, a 83 anni, di cose da dire ne avrebbe ancora parecchie. Ma ha deciso di centellinarle. Ad essere precisi, lo scorso ottobre era a New York all’evento di Wine Spectator dedicato ai migliori produttori del mondo con il suo banchetto a servire vino agli americani. Uno di quegli eventi che mette insieme in due giorni 6.000/7.000 winelover di peso e a cui è difficile dire di no. Per il resto nulla. Forse troppa confusione. Troppe parole in giro. Troppa comunicazione. Inserire il silenziatore, appunto. Una strategia minimalista che non nasce oggi. Perché Angelo Gaja è da una ventina di anni che non va al Vinitaly, per esempio. Non era più necessario. E se guarda alle sue Langhe avverte un certo nervosismo verso chi, da fuori, decide di investire tanti soldi nel vino. In fondo non siamo davanti a una colonizzazione anche perché a Barbaresco e dintorni non c’è quasi nulla rispetto a quanto accaduto in Toscana. E comunque per lui è un processo irreversibile in quei terroir in cui nascono grandi vini. L’onda salutista lo preoccupa? Lui crede che ognuno ormai debba diventare sempre di più il medico di sé stesso. E quindi ci sta la moderazione, il bere con buon senso e a volte anche lo strafare perché la vita va anche goduta. Tante idee in testa per il futuro del suo brand, nessun annuncio. Nei prossimi mesi nascerà la sua cantina sull’Etna, l’azienda Idda in joint venture con Alberto Graci Aiello.

Attilio Scienza

Oggi per capire come sarà il futuro del vino non si può non consultarlo. Non possiede la palla di vetro ma ha tra le mani le armi della conoscenza. Nessuno come lui. Già docente universitario a Milano è consulente scientifico di parecchie istituzioni, presidente del Comitato Nazionale Vini, autore di decine di libri e di centinaia di ricerche. Un personaggio del vino potente? Sì, ma non nel senso politico del termine. Conteso, ascoltato, corteggiato, talvolta non condiviso, Attilio Scienza è ancora il protagonista indiscusso della sapienza applicata alla vitivinicoltura. I suoi studi, oggi più che mai, sono orientati a capire come i cambiamenti climatici modificheranno il modo di fare il vino. Non facciamoci illusioni. Luoghi e modi di coltivazione sono destinati a cambiare. Ed è meglio pensarci subito. La siccità fa già sentire i suoi morsi. Rincuora sapere che la creazione di nuovi portinnesti consente alla vite di resistere meglio alla carenza di acqua. La Rauscedo ha venduto già tre milioni e mezzo di barbatelle con questo nuovo sistema. Non basta. Bisogna prepararsi ad altro. Aumentare le distanze tra i filari, coltivare ad altitudini maggiori, proteggere sempre di più i grappoli dai raggi solari con l’aiuto delle foglie. Le sue previsioni sono poco rosee se non si comincia a mettere mani seriamente a qualcosa che includa la conoscenza e la tecnologia. La sua idea di genoma editing, qualcosa di diverso dagli Ogm, ancora è ferma all’Ue ma potrebbe essere sbloccata. E i vigneti resistenti a malattie e al caldo eccessivo potrebbero risolvere parecchi problemi. Ma ci vogliono almeno venti anni di studi per mettere in pratica le nuove tecnologie. Intanto Scienza è ormai un testimonial fisso di Vinitaly Academy International, la creatura di Stevie Kim dedicata agli stranieri che vogliono sapere tutto sul vino italiano. E nei giorni del Vinitaly dedica ben quattro conferenze a questi allievi. Dai cambiamenti climatici, per l’appunto, alle migrazioni delle varietà di uva che ricordano tanto quelle delle persone dal sud verso il nord del mondo. Fino a quella suggestiva dedicata alle interconnessioni tra il mito e il Dna. Per Scienza studiando Ulisse e Antenore puoi capire l’evoluzione della vite. Non è fantastico?

Francesco Lollobrigida

Balza al primo posto della nostra classifica il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. Una new entry che per noi rappresenta il ritorno di un certo primato della politica. La mission di Lollobrigida è fare muro in questi mesi contro tutto quello che può costituire un pericolo per il made in Italy e la nostra cultura del vino e del food, siano essi le etichette irlandesi piuttosto che la carne sintetica o il Nutriscore. Lollobrigida ha più volte sottolineato che l’Italia, con la sua straordinaria ricchezza di prodotti, di biodiversità, di tradizioni e soprattutto di qualità, deve essere in prima linea per affermare che l’alimentazione è anche identità, cultura, rispetto del mondo del lavoro. Tuttavia al di là degli annunci, lo scorso dicembre il ministro esultava per aver indotto la Commissione Ue ad eliminare carne e vino dalla lista degli alimenti ritenuti dannosi per la salute, ma sessanta giorni dopo era costretto a prendere atto che a Bruxelles il concetto di vino nemico della salute e il cancer plan era uscito dalla porta per rientrare dalla finestra. Erano passati di soppiatto gli alert sanitari. “Da parte di alcune nazioni, in particolare l’Irlanda – disse, forse trattenendo la rabbia -, c’è il tentativo di stigmatizzare alcune produzioni, in particolare il vino, che riteniamo totalmente irresponsabile. Attiveremo tutte le forme di resistenza rispetto a un provvedimento che divide l’Europa. Stiamo trasmettendo ai colleghi che hanno sottoscritto un documento comune, Spagna e Francia e altre 6 nazioni, la lettera del ministro Tajani in cui si denuncia la violazione dei trattati sul commercio europeo”. Anche in Italia Lollobrigida ha mantenuto lo stesso approccio inflessibile. Ha rinviato al mittente le richieste di Lazio e Puglia di attivare la distillazione di crisi che è “uno strumento di ultima istanza, da usare quando le giacenze registrano aumenti rilevanti”. Il monitoraggio ministeriale ha stabilito che gli stock sono lievemente in crescita rispetto alla scorsa campagna, ma in linea con le precedenti.

Lamberto Frescobaldi

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La sua azienda continua a macinare ricavi e utili e anche come presidente di Unione italiana vini si è mostrato attivo. Nel 2022 il gruppo toscano Frescobaldi ha migliorato i ricavi, avendo esaurito anche buona parte del vino. Il gruppo Frescobaldi è nella Top 10 per fatturato delle cantine private italiane. Controlla le tenute toscane di Nipozzano, CastelGiocondo, Pomino, Ammiraglia, Castiglioni, Remole, Masseto, Luce e Calimaia. In Friuli la tenuta Attems. Nel computo generale rientrano anche i 12,8 ettari acquisiti a Bolgheri con il Podere Arundineto e i 35 arrivati dalla tenuta nel Montepulciano ex Corte alla Flora. Sul fronte associativo della Uiv, il neo presidente si è mostrato intransigente contro gli health warning sul vino in Irlanda, sostenendo che “il silenzio assenso di Bruxelles a Dublino rappresenta una pericolosa fuga in avanti”. E ha sposato subito anche l’avvio della riforma Ue delle Indicazioni geografiche di Paolo De Castro. Secondo Frescobaldi “è importante che il vino europeo rientri nella riforma delle Indicazioni geografiche. Il nostro settore non può rimanere disancorato dalle politiche di qualità Ue: si rischia un isolamento pericoloso proprio in un momento in cui le insidie, non ultime quelle delle lobby salutiste, sono dietro l’angolo”. L’unico scivolone dell’imprenditore-presidente è stato in autunno in occasione della manifestazione veronese di wine2wine quando, in uno scenario sia pure di grande incertezza e preoccupazione, Uiv sposò lo scenario peggiore: stimò che nel 2023 il fatturato medio delle imprese del vino si sarebbe contratto mediamente del 16% e il margine operativo lordo sarebbe calato al 4%. “Sfido chiunque a dichiarare che non stiamo andando verso una tempesta perfetta” disse Frescobaldi e propose una riduzione di 3 milioni di ettolitri della produzione. Per fortuna da allora i nuvoloni si sono diradati, le imprese vitivinicole oggi ostentano un moderato ottimismo anche per il profilarsi di una stagione turistica vivace.

Ettore Prandini

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Il mondo agricolo esce da una fase in difesa per i problemi generati dal boom dei prezzi dell’energia e dai costi di produzione. Ma l’iperattivismo di Coldiretti non è mai venuto meno. Il presidente Prandini passa, con disinvoltura, da una 3 giorni a Cosenza nel Villaggio Coldiretti all’incontro a Palazzo Chigi convocato dal governo sulla bozza di disegno di legge delega di riforma del sistema fiscale fino alla ricerca di un’intesa con le maggiori organizzazioni agricole europee per fermare la direttiva Ue ammazza stalle che equipara gli allevamenti alle fabbriche. E via di questo passo. La poderosa macchina organizzativa di Prandini (è un imprenditore vitivinicolo del Lugana oltre che un allevatore) continua ad avere grande influenza sulle decisioni del ministro Lollobrigida, come ieri le aveva con Patuanelli, Bellanova e Centinaio. Sul vino Prandini ha le idee chiare: “Abbiamo costruito una cultura della qualità, del bere responsabile. Siamo il primo produttore mondiale e secondi dietro la Francia per valore dell’export. Difendere il settore vitivinicolo è difendere l’economia e la cultura italiane. L’Irlanda non produce vino, ma ospita, grazie al suo regime fiscale che fa dumping al resto d’Europa, le multinazionali del bere che stanno spendendo miliardi in comunicazione e vogliono erodere quote di mercato. Per loro è conveniente promuovere bevande che con la chimica riproducono gli aromi del vino ed è indispensabile togliere dal mercato un concorrente come l’Italia”.

Luca Rigotti

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Il coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza cooperative agroalimentare è stato appena riconfermato per i prossimi due anni alla guida del gruppo di lavoro vino del Copa-Cogeca, la principale organizzazione dell’agroalimentare europea. È bene ricordare che Alleanza cooperative agroalimentari associa 400 cantine cooperative che producono il 58% del vino italiano. Sul nodo dell’Europa sul vino, Rigotti ha detto: “A volte gli orientamenti dell’Europa mettono in difficoltà un settore importante dell’economia. A breve discuteremo del rapporto vino e salute, della riforma degli imballaggi e dell’uso sostenibile dei fitofarmaci”. Tutti dossier molto strategici e scottanti su cui si gioca il futuro del sistema vino su cui Rigotti spende tutte le sue energie per portare a casa risultati favorevoli. Sul fronte interno, in occasione di wine2wine, l’Unione italiana vini aveva puntato il dito contro l’eccesso di deroghe alle rese dei vini comuni che il Testo unico fissa a 300 quintali/ettaro, con deroghe a 400. Apparentemente esitante sul palco, poi Rigotti è apparso deciso a margine dell’evento: “Si fa presto a dire meno uva, estirpiamo. È stato fatto un accordo preciso sulla limitazione della produzione, ad eccezione delle zone vocate. La cosa funziona, non facciamoci del male”. Rigotti è anche il presidente del colosso del vino Mezzacorona che anche quest’anno sfodera risultati di fatturato e di crescita significativi.

Paolo De Castro

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Brutto colpo per il dinamico europarlamentare esperto di agroindustria. L’anno scorso De Castro era stato il regista delle modifiche al piano europeo che associava le bevande alcoliche all’insorgenza del cancro. “Con i nostri 4 emendamenti – aveva detto – siamo riusciti a stabilire una differenza netta tra l’abuso e il consumo moderato e responsabile di vino e bevande alcoliche. Inoltre abbiamo eliminato la richiesta insensata di inserire sulle bottiglie di vino avvertenze sanitarie come sui pacchetti di sigarette”. All’inizio di quest’anno la sorpresa: Dublino l’aveva spuntata con il via libera di Bruxelles sulle avvertenze sanitarie obbligatorie sulle etichette di vino, birra e liquori. Alla fine una partita persa. Ora per De Castro si profilano gli esami di riparazione: è il relatore della proposta di revisione del sistema delle Ig Ue. Sostiene che lo spirito deve essere quello “di un sistema di norme forti a tutela e promozione delle nostre eccellenze agroalimentari, fortemente ispirate dalle norme vitivinicole. E che va nella direzione delle sollecitazioni di quasi 200 delle oltre 1.600 Ig vitivinicole europee”.

Luigi Moio

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Sarà Luigi Moio a guidare nel 2024 i festeggiamenti per i cento anni dell’Oiv, una sigla che sta per Organizzazione internazionale della vigna e del vino, con sede a Digione, in Francia. Per l’Italia del vino un bel risultato. Cinquanta Paesi da tutto il mondo fanno parte di questa sorta di Onu del vino. Ultimi ingressi l’Ucraina e l’Albania, mentre restano fuori gli Stati Uniti. Moio è chiamato a gestire molti dossier, alcuni scottanti, e deve cercare di trovare in breve tempo una mediazione. Basti pensare alla definizione di vini dealcolati che ormai è più che una tendenza; oppure alle alternative all’uso del rame, ritenuto inquinante; altro dossier caldo è quello sull’etichettatura dove le fughe in avanti dell’Ue costringono l’Oiv a correre dietro Un bel da fare. Moio, docente universitario a Napoli e titolare con i familiari di Quintodecimo, una bellissima cantina in Irpinia a Mirabella Eclano, è un’autorità sull’enologia e sugli aspetti legati ai profumi del vino. Ha scritto un libro di successo sull’argomento e ne uscirà un altro a breve. Lui stesso ritiene che il profumo di un vino quando si beve sia l’aspetto più importante.

Maurizio Danese


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Da presidente ad amministratore delegato. Per Danese uno “scatto in avanti” degno di un centometrista. Il nuovo Cda di VeronaFiere ha preso una decisione importante: nessun direttore e un ruolo potenziato per l’amministratore delegato. Ruolo che è stato affidato proprio a Danese pochi mesi fa. Uno che conosce bene la macchina (con lui l’arrivo in Borsa della società) e che sta vivendo in prima persona questo cambiamento importante del Vinitaly. Sempre meno dedicata al pubblico (da qui la nascita di Vinitaly and the City aperto ai winelover) e sempre più legata al business. La pandemia ha creato uno stop inatteso per la compagine veronese che ha dovuto fare i conti (in tutti i sensi, anche economici) con un Vinitaly in difficoltà. Le due fiere “a scartamento ridotto” non hanno di certo messo a posto nulla. Quest’anno, però, la società della Spa di viale del Lavoro, presenta una kermesse “stracolma” e ancora più “affaristica” con il ritorno dei buyer provenienti da Cina e Giappone. E con un occhio anche alla sostenibilità economica.

Giuseppe Blasi

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Quando la politica si riprende i suoi spazi è naturale che la burocrazia, anche quando si tratti dell’alta burocrazia, deve fare qualche passo indietro. È il caso dei capi dipartimento del Masaf, il nuovo acronimo del ministero dell’Agricoltura. Giuseppe Blasi che è il capo del dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale, in ogni caso rappresenta la più solida continuità nelle stanze dei bottoni di via XX Settembre. Non solo per la competenza ma anche per l’esperienza. È il capo dipartimento che da più tempo conosce a menadito i meandri della burocrazia applicata al mondo agricolo dove il vino rappresenta un capitolo importante. Marchigiano, dal 1988 nei ranghi del ministero, modi felpati, riservato, grandi capacità di mediazione. Deve comunque fronteggiare alcuni problemi di non poco conto: dalle carenze di organico alla scarsa digitalizzazione degli uffici. E poi si aspetta l’annunciata riorganizzazione di tutti gli uffici su cui un ristretto team di Lollobrigida sta lavorando. È probabile che cambieranno molte cose. Vedremo.

Francesco Liantonio


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È il presidente di Valoritalia che dovrebbe essere riconfermato nelle prossime settimane per il prossimo triennio. Indiscutibile il grande risultato della sua gestione a capo della società che oggi può vantare di avere certificato nel 2022 circa 2 miliardi di bottiglie di vino. Alta capacità di relazioni e di interlocuzioni a livello ministeriale e grande conoscenza del comparto oltre a un’indiscussa dose di energia rivolta al suo lavoro sono le virtù di questo imprenditore pugliese che governa con efficacia anche Torrevento, l’azienda di famiglia. Tra le prossime strategie in capo a Valoritalia c’è quella di un processo di informatizzazione che metterà in linea tutte le denominazioni italiane certificate da Valoritalia. Un sistema che a giudicare dagli esperti, sarà molto performante e in linea con le esigenze delle aziende. Alcuni numeri di Valoritalia: 35 sedi, oltre 230 dipendenti e 1.250 collaboratori, ha certificato il 57 per cento di tutte le Doc e le Igt per un valore di vino di circa 8 miliardi di euro. Liantonio inoltre è anche l’amministratore delegato della società Prosit, molto orientata a fare shopping tra le cantine.

Stefano Scalera

Dall’attuazione del Pnrr alla gestione delle politiche di qualità dell’agroalimentare italiano. Materie complesse in entrambi i casi, qui forse con capacità decisionale più ampie. Scalera proviene dal Mef ed è stato lo stesso ministro a volerlo in via XX Settembre. Prende il posto di Francesco Saverio Abate destinato ad altro incarico. Tra i suoi compiti quello di gestire i contratti di filiera e i circa 100 milioni per la promozione del vino italiano nei Paesi Terzi. Soldi che diventano oltre il doppio con la quota investita dalle singole aziende. Tra i suoi obiettivi tenere alta la capacità di spesa e vigilare sulla qualità della spesa stessa. Il tema, infatti, non è solo quello relativo ai tempi in cui spendere i fondi dell’Unione Europea ma anche di misurarne in qualche modo l’efficacia. Sicuramente un export in crescita, soprattutto nel valore, incoraggia e fa pensare che lo strumento introdotto da Bruxelles una ventina di anni fa porti i suoi frutti. Ma non del tutto se è vero, come sembra vero, che nei prossimi strumenti di programmazione sarebbe prevista una riduzione della dotazione finanziaria.

Carlin Petrini

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Il fondatore e presidente internazionale di Slow Food ci riporta sempre con i piedi per terra a ricordarci i limiti dell’agricoltura e la necessità di gestire l’ambiente in modo rispettoso senza tralasciare mai gli aspetti umani. I suoi interventi non vanno mai trascurati perché spesso tracciano una strada sostenibile per il futuro. C’è la sua benedizione sulla Slow Wine Fair, la nuova rassegna che ogni anno a Bologna a fine febbraio raduna i vignaioli più fedeli alla filosofia del movimento della chiocciola. Osserva con spirito critico quello che accade nel territorio del vino a lui più vicino. Ha scritto recentemente che l’annata 2022 nelle Langhe è stata ottima: “eppure questa può essere l’eccezione che vale per un anno. Poi come dice il proverbio: ‘a forza di tirare, la corda si strappa’. Bando agli scoraggiamenti che non appartengono alla gente di Langa, penso che questo sia il tempo per ragionamenti, valutazioni, cambi di comportamenti e lo sviluppo di una coscienza ecologica per affrontare tempi incerti e complessi”.

Felice Assenza


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A capo del dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, meglio noto come Icqrf, uno dei maggiori organismi di controllo dell’agroalimentare. È l’ufficio più strategico per la difesa del made in Italy nel campo agroalimentare, vino compreso, ovviamente. Assenza, 62 anni, origini siciliane, governa di fatto ben 29 uffici e molti laboratori di analisi sparsi lungo tutta la penisola, i quali non solo devono intercettare e reprimere le frodi commerciali ma devono vigilare anche su tutti gli enti di certificazione di tutte le denominazioni, comprese quelle del vino e sulla commercializzazione irregolare di prodotti agroalimentari che arrivano in Italia. La nostra difesa contro la concorrenza sleale, in qualche modo. Ma anche la nostra prima linea contro l’italian sounding che da solo vale molto di più del valore totale del nostro export agroalimentare. Ne va della nostra immagine di sistema Paese. Assenza da oltre un anno a capo di questo dipartimento ha dato una buona prova di tenuta. Ma il compito resta arduo.

Enrico Zanoni

Il coraggio di Zanoni: mette sul piatto 35 milioni di euro e punta sullo sviluppo delle bollicine Cavit. Entro questa primavera partiranno i lavori per ampliare, nell’arco di 5 anni, la cantina della cooperativa. “Adegueremo la capacità produttiva in un settore che sta evolvendo e che siamo convinti non abbia raggiunto il picco – ha detto il dg Zanoni -. Con i brand Altemasi e Cesarini Sforza siamo stretti nella struttura attuale. Entrambi sono marchi su cui puntiamo”. L’azienda trentina vede in prospettiva una crescita delle bollicine soprattutto in Italia e nel segmento dei giovani. La nuova produzione di uve dovrebbe arrivare dall’estensione dei vigneti trentini. Il consorzio Cavit riunisce 11 cantine sociali, collegate ad oltre 5.250 viticoltori che governano un’area vitata di oltre il 60% di quella della provincia. Eccesso di fiducia nelle bollicine? “No – risponde Zanoni -, oggi la nostra offerta è per il 70% costituita da vini rossi e per il 30% da spumanti”. Ma il peso specifico di Zanoni deve tener conto anche del suo ruolo come presidente dell’Istituto Trento Doc che molto si sta spendendo per la promozione. Frizzante.

Sandro Sartor

Ruffino punta un terzo degli investimenti sul vino sostenibile. Per questo ha messo sul piatto 8 milioni di euro in 3 anni per finanziare il piano di sviluppo delle sue 9 tenute. Con la vendemmia 2024, l’amministratore delegato Sandro Sartor conta di completare la conversione biologica delle 6 tenute in Toscana e delle 3 in Veneto: l’obiettivo Ruffino 2025 è rendere la filiera al 100% sostenibile. Sul nodo del vero vino biologico, Sartor, che è anche vice presidente vicario di Unione italiana vini, sostiene che “sarebbe importante avere almeno un quadro nazionale, definire cioè un disciplinare del sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola. Confido che il ministero dell’Agricoltura completi il lavoro entro il 2023”. Sul fronte commerciale, i limiti di Ruffino si sono palesati recentemente con una insufficiente offerta di vino, come è capitato ad altre aziende. Sartor però stima, in un triennio, di aumentare del 20 per cento i 600 ettari disponibili. Oggi Ruffino è controllata dal gigante Usa Constellation Brands che ha sempre reinvestito tutti gli utili. Ceo iper green.

Luigi Polizzi


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La sua lunga esperienza, ben tredici anni, a Bruxelles, sia in commissione europea e sia nella rappresentanza dei nostri interessi nel settore dell’agricoltura lo ha portato da due anni a questa parte nell’ufficio di via XX Settembre che ha più relazioni con l’Unione Europea, nel punto di snodo tra cosa si decide a livello europeo e l’applicazione dei provvedimenti per tutto il mondo agricolo. Dirigente nel dipartimento guidato da Giuseppe Blasi, Polizzi è così il front office di molte questioni che riguardano tutta l’agricoltura, dall’ortofrutta all’olio, dal latte al vino. Quest’ultimo rappresenta una fetta molto importante. Alcuni dossier sono quelli che rientrano nel piano strategico nazionale. In sintesi tutto quello che riguarda l’Ocm investimenti, le riconversioni (l’impianto di nuovi vitigni in decine di migliaia di ettari per rispondere alle esigenze del mercato), i sottoprodotti, la vendemmia verde e ancora tanto altro. Un budget annuale che si aggira complessivamente sui 330 milioni di euro, tutti fondi a sostegno del solo comparto vino. Determinante.

Matteo Lunelli


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L’ad Matteo Lunelli, 48 anni, insieme ai cugini Alessandro, Camilla e Marcello, hanno costruito una macchina da guerra: Ferrari Trento icona della spumantistica italiana. Il brand viaggia nel mondo con la Formula 1 ma soprattutto fa della qualità e della comunicazione due degli asset di più grande valore. Non a caso è l’unica casa non francese a vincere il titolo di produttore dell’anno al campionato del mondo delle bollicine a Londra. Qualche mese fa l’azienda trentina ha lanciato Ferrari Riserva Bruno Lunelli 2006, secondo millesimo della Riserva dedicata al capostipite della famiglia Lunelli, a 100 anni dalla nascita. Il brand Ferrari spesso accompagna gli eventi della gastronomia (l’apertura di Langosteria a St. Moritz), della cultura (la mostra di Vincent Peters) e della sostenibilità (M’illumino di meno). Il gruppo genera ricavi per 140 milioni e conta oltre alle cantine Ferrari (5 milioni di bottiglie), anche il Prosecco superiore Bisol, la Tenuta Podernovo in Toscana e Castelbuono in Umbria, la distilleria Segnana, l’acqua minerale Surgiva e le bibite Tassoni.

Vittorio Cino


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Con il suo arrivo il direttore generale di Federvini ha dato una sveglia (ma senza esagerare) alla comunicazione istituzionale. Cino è stato sempre presente e tempestivo sui grandi temi europei ed italiani: il cancer plan, le etichette sanitarie, l’inflazione e il trend dei consumi di vino. Su quest’ultimo tema, che in autunno sembrava destinato a piegarsi sotto i colpi della recessione, Cino ha mantenuto i nervi saldi e ha analizzato, senza fughe in avanti, i dati di mercato. ´Troppe variabili per fare una previsione attendibile – ha detto – a oggi nell’horeca non ci sono segnali che inducano a pensare a una brusca frenata della domanda nel 2023ª. Sul tema health warnings, ´il vino deve parlare di vino, ma questa battaglia non si vince da soli, non bastano i paesi produttori di vino, servono maggiori sinergie, e non divisioniª. Sulla corsa dei prezzi in Europa, il dg è intervenuto sottolineando che “i medio piccoli produttori sono quelli più in difficoltà, ma si deve lavorare tutti insieme. Il vino è aumentato meno di tutti gli altri prodotti, ma non può perdere ancora marginalità, sarebbe un danno”.

Fabio Vitale

La nomina del nuovo direttore di Agea è uno dei primi provvedimenti a firma del ministro Lollobrigida. Vitale prende il posto di Gabriele Papa Pagliardini. È utile ribadire quanto sia fondamentale l’Agea per l’agricoltura italiana e quindi vino compreso. ´È l’organismo – recita il sito istituzionale – pagatore italiano ed ha competenza per l’erogazione di aiuti, contributi, premi ed interventi comunitari, nonché per la gestione degli ammassi pubblici, dei programmi di miglioramento della qualità dei prodotti agricoli per gli aiuti alimentariª. Quindi chiunque lavori in agricoltura deve passare dagli uffici di via Palestro a Roma per avere certezza sull’erogazione dei contributi fondamentali per le imprese. Vitale tuttavia si ritrova a gestire i problemi dei suoi predecessori. Tra i suoi obiettivi ´la forte necessità che Agea abbia una piattaforma informatica propriaª. Ma poi c’è anche il nodo dei tanti ricorsi e delle frodi e le convenzioni con i Caa. Ma soprattutto sui tempi lunghissimi per i pagamenti. Lui stesso ha dichiarato: “Siamo gli ultimi in Europa, bisogna migliorare”.  Se lo dice lui…

Alberto Mazzoni


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Determinante il suo ruolo all’interno del Comitato nazionale vini. La sua competenza sulle dinamiche dei consorzi e dei relativi disciplinari è molto ampia. La sua esperienza è al servizio del vino italiano. Ma è anche il “super” direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) è chiamato ad un altro anno importante per il suo territorio e i vini straordinari (Verdicchio in testa) che stanno raccogliendo sempre più consensi anche e soprattutto dalla stampa internazionale. Mazzoni, anno dopo anno, ha portato avanti i suoi progetti di promozione di un territorio in grande ascesa, grazie anche a produttori lungimiranti che hanno virato sempre più verso un percorso di altissima qualità. L’istituto racchiude 556 aziende associate, 16 denominazioni di origine di cui 4 Docg, rappresenta l’89% dell’imbottigliato della zona di riferimento e incide per il 45% sull’intera superficie vitata (oltre 7.500 ettari tra le province di Ancona, Macerata, Fermo e Pesaro-Urbino). Il progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni parte da lontano e va di pari passo con il potenziamento del turismo.

Stefania Saccardi


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L’assessore all’Agricoltura e vicepresidente della Regione Toscana si è fatta carico di promuovere e incentivare tutte le numerose eccellenze eno-gastronomiche del territorio, ma il business del vino rimane trainante. Tra le iniziative più riuscite sono certamente le Anteprime di Toscana. La defezione del Brunello di Montalcino (ma con la presenza di Chianti, Chianti Classico, Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano e altre 13 denominazioni) non ha inciso sul buon esito dell’ultima edizione di Anteprime di Toscana. All’inaugurazione dell’evento a Firenze, Saccardi ha detto: “C’è una soddisfazione diffusa e ciò ci gratifica. Oggi sono presenti circa 160 buyer provenienti da tutto il mondo. Questo è il dato da cui partire. L’alta qualità del vino rappresenta una carta importante per l’intera nostra economia. La Regione è da sempre al fianco di chi permette alla Toscana di confermare le proprie eccellenze e le proprie qualità”. Nel 2022 il vino made in Tuscany ha realizzato un export di Dop di 690 milioni di euro (+7%), anche a fronte di una flessione dei volumi del 3%.

Luigi D’Eramo

Il sottosegretario all’Agricoltura con delega al biologico raccoglie una eredità pesante da Gian Marco Centinaio. Sulla sua scrivania tematiche molto pesanti da portare avanti: in primis quella del Nutriscore, che rischia di compromettere il Made in Italy. E la questione del biologico. Entro l’estate saranno definite le strategie per il settore.

Corrado Casoli


25

Emiliano, di Correggio, dal 2010 è il presidente del Gruppo Italiano Vini, una corazzata nel mare magnum delle aziende di vino. Rappresenta la continuità in una società ai primi posti per fatturato in Italia. Il 2022 si è chiuso a 460 milioni. Numeri importanti che presuppongono una gestione attenta e competente. In crescita.

Stefano Vaccari

Stefano Vaccari è il Direttore generale del CREA, Consiglio per la ricerca e l’economia in agricoltura, punto nevralgico per la ricerca nell’agroalimentare. Dal suo ufficio passano valutazioni sensibili, i progetti per l’innovazione, tutti aspetti che coinvolgono il mondo del vino a più livelli. Strategico.

Massimo Romani


31

È il top manager di Argea, holding controllata dal fondo di private equity Clessidra. Argea controlla la veneta Botter, la piemontese Mondodelvino e l’abruzzese Zaccagnini. E ora cerca brand nelle Langhe. È la nuova frontiera della finanza applicata al vino: si acquistano brand e si punta su sviluppo e marketing.

Gianni Bruno


27

Rappresenta la continuità di una delle più importanti rassegne di VeronaFiere. Il brand manager di Vinitaly da oltre trent’anni è lì a gestire gli spazi e a richiamare gli espositori. Quest’anno sono circa 4.400 in linea con quanto accaduto negli ultimi anni. Una novità l’apertura, seppur timida, al mondo mixologist.

Francesco Giovannini

=

Il direttore generale di Mezzacorona può sfoderare risultati record: ben 213 milioni di euro di fatturato (+8,60%) lo scorso anno e 67 milioni liquidati ai soci con una media di 18 mila euro per ettaro mentre l’export supera l’80 per cento. La corazzata trentina conferma un quadro economico in grande spolvero.

Giovanni Manetti


34

Un buon 2022 per il Chianti classico malgrado il -3% dei volumi. “Nel 2022 sono aumentati il prezzo della bottiglia, dello sfuso e dei valori fondiari. Vendiamo più di quello che produciamo e lo stock tende ad abbassarsi” dichiara il presidente del Consorzio Manetti. In arrivo le 11 Uga: da luglio sulle etichette Gran Selezione.

Stevie Kim


29

In poco tempo ha messo su il podcast più potente dedicato al mondo del vino. La fondatrice e il direttore di Vinitaly International è sempre sul pezzo grazie a un’immutata energia. È lei il veicolo della fiera veronese rivolto ai mercati internazionali. Dagli Usa all’Asia il suo lavoro sta migliorando la reputazione dell’Italia da bere.

Oscar Farinetti

15

La sua famiglia non ha più le quote di maggioranza della sua creatura: Eataly. E adesso le tante cantine di cui è proprietario acquisiscono una nuova centralità. Immutata la sua alta capacità di narrazione che viene divulgata in Italia e nel mondo e che fa molto bene al vino prodotto dalle Langhe all’Etna.

Sandro Boscaini

Ritorna l’anziano leone di Masi Agricola. Boscaini riassapora la crescita dopo gli anni in chiaroscuro post quotazione. Tutto sommato buoni i risultati del biennio 2021-22. L’imprenditore ha difeso con le unghie la proprietà di famiglia e ha relegato in un angolo l’azionista Renzo Rosso. Fino a costringerlo alle dimissioni. Indomabile.

Stefano Zanette


36

Che dire di un presidente e di un Consorzio, il Prosecco Doc, che riescono a gestire il successo mondiale con tanto equilibrio? Nel 2022 stabilito il record di 638,5 milioni di bottiglie per un controvalore di 3 miliardi di euro. Gestione degli impianti, rese e stoccaggi hanno permesso di non perdere la rotta. Grande timoniere.

Angelo Frascarelli

19

Dove vai se i dati dell’Ismea non ce li hai? Frascarelli da due anni è il presidente di questo istituto che è sempre un punto di riferimento in fatto di cifre e statistiche per capire le dimensioni del sistema vino. Non mancano anche i finanziamenti da gestire per fornire servizi. Il ministro lo ritiene un ufficio strategico.

Matteo Ascheri


37

La sua uscita contro gli investitori che arrivano da lontano non è passata inosservata. Il suo timore è che le Langhe vengano snaturate. Da presidente del Consorzio sta lavorando bene sulla promozione con eventi all’estero molto centrati e l’Academy con cui vengono formati tanti “ambasciatori” di Barolo e Barbaresco.

Matteo Zoppas

Il nuovo presidente-imprenditore dell’Ice ha salutato la sua nomina sottolineando che “in un momento incerto come quello attuale la proiezione estera delle aziende italiane è ancora più importante. Bisogna accrescere il numero di imprese esportatrici e il valore dell’export”. Per il vino la promozione all’estero è pane quotidiano.

Fabrizio Bindocci


38

Malgrado la 2018 sia stata ritenuta dalla critica un’annata piccola il Brunello di Montalcino resta un’icona inossidabile. Così come resta arduo e prestigioso gestire un Consorzio con 250 soci e un territorio di oltre 2.500 ettari di vigneti. Il Rosso di Montalcino è molto richiesto: potrebbe saltare lo stop ai nuovi impianti.

Silvana Ballotta


46

Vanta relazioni di alto livello in Italia e all’estero. Cresce il suo peso specifico e quello della sua creatura, la società Business Strategies, essenziale per chi vuol mettere il naso fuori dall’Italia. Un riferimento certo per l’internazionalizzazione del vino. Dopo aver messo le bandierine in Asia, punta decisa sul Nord America.

Luca Zaia


43

Il presidente del Veneto all’attacco dell’Europa sulle etichette sanitarie dell’Irlanda: “Una norma del genere mette in discussione l’Unione stessa. La norma colpirebbe Italia, Spagna e Francia. Ovvero i paesi fondatori Ue”. Zaia sosterrà il riconoscimento Unesco per la tradizionale tecnica dell’appassimento delle uve. Centravanti.

Silvano Brescianini


39

Vento in poppa per la Doc Franciacorta anche se al Vinitaly alcune aziende non saranno presenti perché stanno diversificando le loro strategie. I numeri della denominazione sono significativi. Nel 2022 vendute oltre 20 milioni di bottiglie, valore medio in crescita: +5,7% . E l’export registra un +11,3%.

Ruenza Santandrea


41

Vini di Romagna, in aumento il numero di bottiglie (+4%) ma ancora non è stato recuperato il gap prepandemia. Tuttavia il Consorzio non rallenta la corsa per dare più smalto al territorio. Ormai i soci sono 118, circa il 90 per cento, e dallo scorso agosto sono operative 4 nuove sottozone che danno maggiore identità.

Alessandro Mutinelli


44

Sempre più wine top manager il ceo di Italian Wine Brands. Anche nel 2022 è continuata la crescita per vie esterne e Iwb ha messo piede in Toscana rilevando Barbanera. Inoltre con l’importatore Usa Enovation Brands si è assicurata la presenza in gdo e nell’horeca. Nel 2022 i ricavi sono cresciuti del 5,2% a 430 milioni.

Antonio Rallo


45

Fresco di riconferma alla guida della Doc Sicilia in un anno complesso, è atteso da alcune nuove sfide: dalla necessità di dare una nuova spinta alla Denominazione, all’esigenza di creare più valore ai vini prodotti, soprattutto quelli delle cantine sociali. La sua ormai consolidata esperienza potrà essere di grande aiuto.

Oreste Gerini

40

È alla guida dell’ufficio esecutivo nella gestione dei fondi destinati alla promozione e per i contratti di filiera, un dipartimento che adesso ha un nuovo responsabile. Un ufficio sotto la stretta osservazione diretta del ministro. L’esperienza di Gerini, toscano, servirà a dare continuità a un settore delicato e complesso.

Renzo Cotarella

L’amministratore delegato di Antinori, più che mai in sella, chiude un 2022 euforico con 213 milioni di ricavi. L’antica famiglia toscana controlla 1.800 ettari di vigneti soltanto in Toscana ed è presente nelle zone più rinomate: produce Franciacorta, Barolo e Barbaresco e l’azienda è presente in Umbria, Friuli e Puglia.

Roberta Corrà


48

Il dg di Gruppo italiano vini riesce nell’impresa di superare il 2022 dal boom dei costi di vetro, energia e noli marittimi senza erosione dei margini. Un caso raro. Fatturato di 460 milioni e Mol a 21. Tengono anche gli investimenti: 15 milioni destinati al miglioramento delle tecnologie in cantina e al rinnovo delle botti. Super.

Carlo Ferrini


51

Ha avuto il merito di essere stato tra i primi a coniugare le competenze agronomiche a quelle enologiche. Una intuizione che ha fatto fare un salto di qualità ai vini. Ancora oggi è l’uomo chiave di alcune cantine dal Trentino all’Etna passando per la sua Toscana. Da apprezzare il coinvolgimento sempre maggiore della figlia Bianca.

Daniele Cernilli


49

In prima battuta potrebbe apparire esagerato ma per noi resta il principe dei giornalisti esperti di vino. Un suo giudizio, un suo commento, un suo punteggio tracciano il solco. La guida essenziale ai vini d’Italia resta un must. E anche i suoi editoriali del lunedì sono tutti da leggere.

Albiera Antinori

=

È stata da poco confermata alla presidenza del Consorzio di Bolgheri ed è presidente del Gruppo vini di Federvini. La sua prima esperienza di lavoro in azienda è stata nella tenuta Prunotto, nelle Langhe. Grande la responsabilità di guidare la gestione di un territorio che è tra i fiori all’occhiello del bere italiano.

Massimo Tuzzi


62

Il rilancio della franciacortina Terra Moretti è partito con l’arrivo a Erbusco del ceo ex Zonin che ha tracciato una rotta chiara portando un piglio manageriale utile a strutturare il gruppo vitivinicolo. In due anni e mezzo è ripartita la crescita e si è ridotto il debito. Nel mirino 100 milioni di ricavi. Al posto giusto.

Giuseppe Liberatore

28
Ufficialmente è il consulente del presidente di Valoritalia. In realtà è molto di più grazie a una carriera di alto profilo tra consorzi e istituzioni di settore. Sa districarsi benissimo tra leggi e regolamenti, conosce uomini e cose dei ministeri che contano. Il vino italiano ha ancora bisogno della sua competenza. Essenziale.

Riccardo
Ricci Curbastro

12

Dopo 24 anni, lo scorso anno la decisione di lasciare la guida di FederDoc (con l’arrivo al vertice di Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi) dedicandosi ad Equalitas e alla sua azienda in Franciacorta, insieme ai figli Gualberto e Filippo. Proprio la sostenibilità è tra le priorità. Così come gli impegni nel sociale. Rimane un riferimento.

Stefano Marzotto

Dopo l’uscita a fine dicembre del ceo Beniamino Garofalo è toccato all’ex pilota delle Mille Miglia occupare la poltrona di ceo di Santa Margherita. Come 3 anni prima quando i Marzotto congedarono Ettore Nicoletto. La società ha raggiunto ricavi e margini record: benzina per crescere. Fallito l’assalto a Zenato. In corsa.

Luca Pizzighella

Il concept di Signorvino è l’evoluzione dell’enoteca. La catena guidata da Luca Pizzighella, di proprietà del patron di Calzedonia, è arrivata a 28 punti vendita, con 2 mila etichette, 1,8 milioni di bottiglie e ricavi per 55 milioni. Non male per una catena nata nel 2012. Sono partiti dal Nord, si punta al Sud. Fulmine.

Monica Larner

=

Di recente nessuno 100/100 tra i vini italiani ma è indubbio che il lavoro della corrispondente italiana di Wine Advocate è sempre molto atteso e seguito. Le va dato merito di conoscere il Bel Paese da Nord a Sud senza focalizzarsi solo sui territori più gettonati. Tanta Italia nel mega evento della rivista che si è svolto a Zurigo.

Lorenzo Tersi


57

La sua LT Wine&Food Advisory ha guidato l’acquisizione Argea-Zaccagnini ed altre operazioni: il deal Benanti-Rosso e Mosconi-La Monacesca, poi l’accordo di distribuzione Leone Alato-Dettori-Cantina Fiorentino. Tersi è presidente di Venturini Baldini, nel cda di Masi e Cortilia e consulente dei Consorzi di Chianti, Morellino e Bolgheri.

Hans Terzer

=

San Michele Appiano e il suo enologo sono sempre un punto di riferimento per l’Alto Adige. La cantina è una corazzata con numeri performanti e senza cedimenti sulla qualità. Quasi 400 ettari con 320 soci e 2 milioni di bottiglie. E adesso l’arrivo delle nuove Uga che potranno portare nuovo smalto all’identità dei vini.

Giovanni Mantovani

7

Dopo 21 anni a Veronafiere come direttore generale, Mantovani è oggi un consulente aziendale di lusso. In proprio e con la società milanese Strategic management partners. La sviluppo e l’esperienza maturata con Vinitaly e nel mondo del vino torna utile nella sua seconda vita al servizio delle aziende. Ne sentiremo parlare.

Maurizio Zanella

Non esageriamo se lo definiamo uno degli inventori della Franciacorta. Visionario, determinato, appassionato rappresenta molto di più della sua stessa creatura, Ca’ del Bosco, di cui è proprietario insieme alla famiglia Marzotto. La sua competenza è ancora al servizio del suo territorio. Da ascoltare.

Priscilla Incisa
della Rocchetta

=

Il Sassicaia è sempre più iconico. Anche l’annata 2019 è strepitosa e risulta già il vino più premiato dalle guide. Priscilla è la nipote di Mario, che piantò Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc a Bolgheri e fece nascere il mito del Sassicaia. Con i cugini e il padre Nicolò, è oggi alla guida di Tenuta San Guido, di cui è brand ambassador.

Elvira Bortolomiol


64

L’arrivo della neo presidente in uno dei Consorzi più litigiosi d’Italia ha sopito gli animi (così sembra), anche con il supporto del nuovo direttore Diego Tommasi. Bortolomiol ha festeggiato il superamento della boa di 100 milioni di bottiglie per un giro d’affari calcolato in circa 590 milioni di euro, come certificato dal Cirve.

Luca Sammartino

Catanese, 37 anni, è il nuovo assessore siciliano all’Agricoltura. Nel suo bagaglio politico il vino è una novità. Ma sta studiando alacremente e già adesso ha le idee chiare per svolgere il suo ruolo in modo proficuo. A breve l’annuncio di un nuovo piano vitivinicolo fermo da trent’anni.

Graziana Grassini

=

Dallo scorso ottobre è entrata a far parte del Comitato Nazionale Vini e valuta i ricorsi ai vini aspiranti doc bocciati. Toscana di Follonica è però soprattutto celebre per essere l’enologa del Sassicaia da ben 14 anni. Adesso le sue consulenze spaziano al Nord tra le colline della Valpolicella e quelle del Prosecco.

Gabriele Gorelli


71

Sempre più ricercato. Sempre più corteggiato. Il primo Master of Wine italiano ha il vento in poppa. Tutti lo vogliono per una degustazione di un vino o per raccontare un territorio. Di lui apprezziamo anche per il lavoro sottotraccia destinato ad aiutare altri italiani a diventare Master of Wine.

Donato Lanati


73

Enosis, il suo centro di ricerca con più di trent’anni di attività è un laboratorio d’avanguardia. Una decina di biologi e di tecnici a vario titolo lavorano per creare vini sempre migliori. Ma non vanno trascurate le sue consulenze: dal Barolo Monfortino di Conterno al Palari passando per alcuni chateau francesi.

Giovanni Busi

Nemmeno il tempo di chiudere, con successo, Chianti Lovers che il presidente del Consorzio vino Chianti ha realizzato il primo Forum sul credito in agricoltura. Al centro la necessità di modificare le regole per l’accesso al credito bancario previste dagli accordi di Basilea. Presenti coop, Coldiretti, Cia e Confagricoltura.

Chiara Lungarotti


66

Il suo Torgiano Rosso Riserva Rubesco Vigna Monticchio 2018 risulta tra i vini più premiati delle guide 2023 ed è un risultato che fa sempre piacere. Lungarotti è una garanzia di affidabilità e capacità di fare le cose per bene. In Umbria, dove tutto nasce, ma anche nei mercati del mondo dove si beve il vino di quest’azienda. Tenace.

Gino Colangelo


69

Tra consulenze ed eventi rappresenta una solidissima certezza per le cantine e i consorzi di tutela italiani che vogliono farsi apprezzare nei mercati del Nord America. La sua agenzia sita a New York è un punto di snodo per la promozione. La sua rubrica può vantare relazioni di altissimo profilo tra i più importanti wine-influencer Usa.

Giampiero Bertolini


90

Gran colpo del ceo di Biondi Santi che con l’acquisizione di Isole e Olena è sbarcato, in un colpo, nel Chianti classico e nel Supertuscan Cepparello. I prezzi dei vini di Isole e Olena sono il doppio della media della Doc. Inoltre produce un bianco di fascia alta che mancava. Meglio ignorare il prezzo di Isole e Olena.

SimonPietro Felice

Tavernello sospinto dal business dell’economia circolare di Caviro Extra. Il dg Felice agevola l’attività della controllata che trasforma i sottoprodotti della vinificazione di 12 mila soci in alcol, energia e fertilizzanti. I vini da tavola sono il core business di Caviro, ma ci sono anche i vini veneti di Cesari e quelli toscani di Leonardo. Sostenibile.

Alessandra Corsi

Negli anni le vendite di vino nella catena Conad (18,4 miliardi il fatturato totale nel 2022) sono cresciute molto: si è lavorato su un’offerta più ampia. Da qui è partito, sostiene il direttore marketing Corsi, un assortimento focalizzato sulla “premiumizzazione”, che comprende anche vini un tempo presenti solo nella ristorazione.

Sandro Camilli

Saranno tre anni impegnativi per Sandro Camilli, nuovo presidente dell’Ais subentrato ad Antonello Maietta, storico numero 1 dell’Associazione. Camilli, originario di Amelia, in provincia di Terni, dovrà proseguire sulla strada tracciata, rendendo l’Ais ancora più al passo dei tempi, mantenendo, però, tutta la sua istituzionalità.

Marco Sabellico


74

I Tre Bicchieri non sono determinanti come una volta. Tuttavia i produttori di vino li attendono come manna dal cielo. La Guida ai Vini d’Italia del Gambero Rosso resta così uno strumento imprescindibile per farsi conoscere. Il merito è dei curatori: Marco Sabellico assieme a Beppe Carrus e Gianni Fabrizio.

Sandro Gini

63

Lo scorso settembre con Soave Multiverso è stato lanciato il Manifesto programmatico del Soave riassunto nelle tre parole chiave di “giovane, bello, smart” per sottolineare l’impegno del presidente Gini e del consorzio per valorizzare la doc. Questo conta 86 aziende associate e produce una media di 50 milioni di bottiglie.

Sergio Dagnino

20

La partenza in quarta del progetto Prosit subisce qualche rallentamento. La società del fondo di private equity Made in Italy Fund tuttavia non molla la presa e i più informati sostengono che per nuove acquisizioni è solo questione di tempo. Il fatturato 2022 chiude a quota 100 milioni di euro. Forse ci si aspettava qualcosa di più.

Angiolino Maule

30

Forse sarebbe il caso che VinNatur, la sua creatura, esca sempre di più dai confini in cui si trova per ampliare il numero di vignaioli che aderisce al suo protocollo produttivo. In tempi in cui la parola sostenibile è ormai inflazionata lui ha il merito di aver cominciato molto tempo fa e le sue idee restano sempre valide.

Nicola D’Auria


76

Diciotto mesi alla scadenza del suo mandato alla guida del Movimento Turismo del vino, nel periodo forse più delicato per tutto il settore enoturistico, alle prese anche con la nuova legge che ha regolamentato il settore. Ma dopo gli effetti della pandemia, c’è da portare avanti un comparto economicamente molto importante.

Dominga Cotarella


79

Inappuntabile, professionale, creativa. Lei e le cugine Enrica e Marta sono ormai una piccola macchina da guerra che riesce a dare al vino un contributo di contenuti inedito e moderno. Si punta molto sulla formazione e sulla reputazione del brand di famiglia con lo sguardo benevolo di papà Riccardo e zio Renzo.

Walter Massa


82

Fra i più geniali e creativi vignaioli italiani non smette di stupire gli addetti ai lavori. L’ultima sua trovata – che sta già riscuotendo un significativo interesse – è quella del Club degli Svitati, un gruppo di produttori che comincia a privilegiare la chiusura con il tappo a vite. Ne vedremo delle belle. Lo spettacolo è assicurato.

Domenico Zonin

Il presidente di Zonin 1821 ha cambiato amministratore delegato, la performance è migliorata, ma i risultati non sono ancora soddisfacenti (2021 in perdita di 5 milioni di euro). E c’è l’ingombrante fondo di private equity dei Benetton, 21 Invest, che scalpita. Zonin non smentisce le voci di possibili cessioni di tenute.

Daniela
Mastroberardino

Dall’inizio di quest’anno è presidente dell’associazione Donne del Vino. Si occupa di vino dal 1992. Dal 1994 si dedica alla sua azienda agricola, la Terredora, da cui nascono alcune delle etichette che contribuiscono a portare l’Irpinia e la Campania nel mondo. E’ chiamata a proseguire la crescita dell’associazione “in rosa”.

Marcello Meregalli

L’azienda brianzola distribuisce 1.500 etichette di vino e spirits nazionali ed esteri tra le più note. Recentemente il ceo Marcello Meregalli, quinta generazione, è entrato in Advini Italia, joint venture con i francesi di Advini e La Collina dei ciliegi. La controllata Amc Vini gestirà Duomo 18, il Wine & Life Style Club a Milano.

Gaia Gaja


84

Ci piacerebbe assistere alle conversazioni tra Angelo Gaja e i suoi figli quando si tratta di decidere le nuove strategie. Certo è che Gaia e i suoi fratelli Rossana e Giovanni lentamente e con costanza cominciano a influire sulla gestione del futuro. Ad oggi ci sembra comunque che molto sia condiviso. Ed è un bene.

Christian Marchesini

70

È ritornata la fiducia in Valpolicella, dopo anni di appannamento. Le vendite sono rimaste stabili ma è aumentato il valore. Le giacenze di Amarone si sono assottigliate. Che fare? “L’unica strada è aumentare il prezzo così non si venderanno bottiglie a prezzi stracciati” osserva il presidente del Consorzio della Valpolicella Marchesini.

Luciano Ferraro


86

Grazie a lui il più importante quotidiano italiano si occupa di vino non solo per le questioni economiche ma anche raccontando storie, protagonisti, territori con una prosa molto lontana per fortuna dal chiacchiericcio dei social. Ridà così autorevolezza a tutto il comparto. Ma noi vorremmo ancora più attenzione dal quotidiano milanese.

Domizio Pigna

Mille soci, nel cuore della Campania, e oltre 1.500 ettari vitati fanno della Guardiense una delle aziende di riferimento del Sud. Non solo per i numeri ma anche per l’innovazione, per la ricerca della qualità e per le consulenze di prestigio. Un bel lavoro quello svolto dal presidente Domizio Pigna.

Alessandro Torcoli

=

Impegnato tra la gestione del giornale Civiltà del Bere con le sue articolazioni e l’organizzazione di eventi che hanno sempre un forte richiamo tra i produttori di vino. Cerca di stare al passo raccontando un mondo in rapida evoluzione, sfruttando le potenzialità offerte dal digitale. Ben fatte anche le sue degustazioni.

Matilde Poggi

14

A lungo presidente dei vignaioli italiani adesso è a capo di quelli europei (Cevi). Il suo ruolo ci sembra sia stata più efficace quando guidava la Fivi. Alcune scelte politiche sul vino italiano portano la sua regia. Attendiamo sviluppi dal suo lavoro in Europa. Fivi intanto sposta il suo megaevento da Piacenza a Bologna.

Denis Pantini

Il direttore di Wine monitor Nomisma elabora dati su produzione e flussi commerciali indispensabili per comprendere i trend. Di qualità i dati sui flussi doganali di alcuni paesi al netto delle triangolazioni. Il 2 aprile, a Vinitaly, Pantini presenta “Gli asset che danno valore alla filiera vitivinicola: mercati, territori e imprese”.

Alison Napjus

52

Aprile è il mese in cui Wine Spectator pubblica una copertina dedicata all’Italia. Ce l’aspettiamo anche quest’anno. D’altra parte c’è Opera Wine, una vetrina importante che probabilmente avrebbe bisogno di una rinfrescata. La Napjus e Bruce Sanderson sono le colonne portanti del giornale Usa in Italia.

Giancarlo Gariglio


91

La guida ai vini Slow Wine è sempre molto apprezzata. Ed il merito è soprattutto del suo curatore che sa dare elementi di novità anno dopo anno. Soprattutto nello stanare nuovi produttori anche in quei territori ancora meno conosciuti. Determinante il suo apporto nell’organizzazione di Slow Wine Fair giunta alla seconda edizione.

Valentino Sciotti

=

Fantini group rallenta la sua corsa ma fa un altro passo in avanti. Nel 2022 l’azienda fondata da Sciotti ha realizzato ricavi per 93 milioni, in progresso rispetto ai 90 dell’anno prima. L’azienda è il collettore di 12 realtà del Sud e Centro Italia e produce 24 milioni di bottiglie, in gran parte all’estero. Nemo propheta in patria.

Francesco Domini

È il direttore delle Tenute del Leone Alato, gruppo Generali, con un curriculum di tutto rispetto che passa per Antinori, Mastroberardino e Feudi di San Gregorio. Sta portando avanti la gestione delle cantine del gruppo e l’acquisizione di nuove aziende da distribuire. L’ultimo colpo Masseria Li Veli. Emergente.

James Miles

89

In un momento in cui il vino diventa sempre più roba per collezionisti il cofondatore del Liv-ex (London International Vintners Exchange) è un punto di riferimento anche in Italia. Da Londra si stima il passaggio di oltre 500 clienti che comprano e vendono per oltre cento milioni. E i vini italiani hanno sempre più spazio.

Luca Gardini

78

Il talento assieme alla capacità di comprendere il vino e di raccontarlo sono immutati. Tuttavia siamo lì a vedere le sue nuove scelte professionali. Ha chiuso i rapporti con il Corriere della Sera per la nuova Guida ai vini de L’Espresso di cui ancora si sa troppo poco. Mentre continua a scrivere per la Gazzetta dello Sport.

Edoardo Freddi

Il 34enne è ceo di un gruppo che si divide fra il trading del vino e la gestione dell’export di imprese terze. In tutto la holding FreedL Group ha realizzato l’anno scorso ricavi per 36 milioni. Freddi spinge sull’acquisizione di asset (non i vigneti) per far crescere la divisione trading. Nel mirino 50 aziende da esportare. Emergente.

Andrea Farinetti

Inquieto e appassionato gestisce le aziende agricole della famiglia con particolare attenzione alle cantine. Che sono tante e spaziano in sei regioni italiane. Un team di collaboratori affiatato lo affianca nella mission. Non mancano i risultati, portano la sua firma molte svolte innovative di Fontanafredda. In crescita.

Marzia Varvaglione

Tarantina Doc, 34 anni, un passato da giocatrice di basket, poi il vero amore: il vino. Marzia nell’azienda di famiglia si occupa di marketing da 10 anni. E’ anche grazie a lei se l’azienda ha conquistato posizioni rilevanti nel mercato, soprattutto all’estero, contribuendo a far conoscere le bellezze enologiche della “sua” Puglia.

Gabriele Barbaresco

Il report sui bilanci delle aziende del vino curato dall’area studi di Mediobanca è ormai un appuntamento irrinunciabile che cade prima del Vinitaly. Il direttore dell’area studi, insieme al suo team, presenta i dati preconsuntivi e le attese delle cantine con almeno 50 milioni di fatturato e analizza i trend del mercato mondiale e dell’export.

Renzo Rosso

83

Alla fine Mr Diesel non ha retto il confronto e ha lasciato il Cda di Masi agricola sbattendo la porta. “Una perdita di interesse nel rivestire la carica non essendo riuscito ad apportare un contributo professionale e innovativo ai processi gestori”. Insomma per uno come lui una resa inattesa. Rosso detiene il 10% di Masi.

Mario Piccini

L’anno scorso il vulcanico imprenditore chiantigiano è arrivato al record dei 110 milioni di fatturato. Per accelerare, la famiglia ha portato il capitale sociale a 13,3 milioni. Oltre al Chianti Geografico, Piccini controlla tenute in Chianti Classico, Maremma, Basilicata ed Etna. Recentemente ha rilevato la barolista Porta Rossa.

Nelson Pari

Romagnolo, 34 anni, è ritenuto tra i più influenti italian wine consultant di base a Londra. Una passione infinita per la musica e adesso per il vino. Dicono che i suoi eventi siano quelli più cool anche grazie alla collaborazione con uno dei maggiori importatori di vino italiano. È anche giudice in alcuni concorsi enologici.