Verona, 1 Aprile 2023
Piero Antinori
Riccardo Cotarella
Per il presidente mondiale (e anche italiano) degli enologi il ritmo delle giornate è sempre frenetico. Grazie a una passione smisurata per quello che fa il lavoro non gli pesa. Ed eccolo, per esempio, poche settimane fa a Tbilisi, la capitale della Georgia. È stato chiamato dalle istituzioni di questo Paese a studiare i vitigni dai nomi, per noi difficili da pronunciare, come Rkatsiteli, Tsitska o il più noto Saperavi. E a dare soprattutto un supporto tecnologico attraverso un lavoro di sperimentazione per fare vini ancora più buoni e forse meno spigolosi. Incarico prestigioso che lui ha accolto con grande favore. D’altra parte la Georgia è la culla del vino e come rinunciare allora? Mentre è già al lavoro per preparare la prima vendemmia del Papa. Sì, proprio lui, Francesco, che ha un vigneto di Cabernet Franc a Castelgandolfo. Il Vaticano vuole un vino di rappresentanza. Come fai a dirgli di no? Intatta la sua capacità di relazioni a tutti i livelli, in questi mesi ha acquisito nuove consulenze enologiche dalla Toscana all’Etna passando, udite udite, per la Svezia, trovandosi al posto giusto nel momento giusto. Il Vinitaly gli darà quest’anno il Premio Internazionale per l’Italia. E si sta spendendo senza sosta per difendere il vino dagli attacchi salutistici. Sono entrati a gamba tesa con conclusioni senza capo né coda, solo per catturare l’attenzione mediatica, dice lui di qualche virologo in cerca di ribalta. È chiaro che la lamentela di Cotarella è rivolta fortemente all’atteggiamento di alcuni Paesi europei. Qualcuno vuole dimenticare che l’Italia rimane una nazione con un’alta percentuale di centenari che hanno il vino come consumo quotidiano. E questo Cotarella lo ribadisce in tutte le salse. Il vero timore però è un altro. Ormai tutto il mondo ha scoperto come fare buoni vini. Se ne fanno anche in Svezia ormai. E allora giù, pancia a terra, per esaltare biodiversità e identità del vino italiano. Solo così possiamo difenderci. È il suo nuovo obiettivo.
Angelo Gaja
Attilio Scienza
Francesco Lollobrigida
Balza al primo posto della nostra classifica il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. Una new entry che per noi rappresenta il ritorno di un certo primato della politica. La mission di Lollobrigida è fare muro in questi mesi contro tutto quello che può costituire un pericolo per il made in Italy e la nostra cultura del vino e del food, siano essi le etichette irlandesi piuttosto che la carne sintetica o il Nutriscore. Lollobrigida ha più volte sottolineato che l’Italia, con la sua straordinaria ricchezza di prodotti, di biodiversità, di tradizioni e soprattutto di qualità, deve essere in prima linea per affermare che l’alimentazione è anche identità, cultura, rispetto del mondo del lavoro. Tuttavia al di là degli annunci, lo scorso dicembre il ministro esultava per aver indotto la Commissione Ue ad eliminare carne e vino dalla lista degli alimenti ritenuti dannosi per la salute, ma sessanta giorni dopo era costretto a prendere atto che a Bruxelles il concetto di vino nemico della salute e il cancer plan era uscito dalla porta per rientrare dalla finestra. Erano passati di soppiatto gli alert sanitari. “Da parte di alcune nazioni, in particolare l’Irlanda – disse, forse trattenendo la rabbia -, c’è il tentativo di stigmatizzare alcune produzioni, in particolare il vino, che riteniamo totalmente irresponsabile. Attiveremo tutte le forme di resistenza rispetto a un provvedimento che divide l’Europa. Stiamo trasmettendo ai colleghi che hanno sottoscritto un documento comune, Spagna e Francia e altre 6 nazioni, la lettera del ministro Tajani in cui si denuncia la violazione dei trattati sul commercio europeo”. Anche in Italia Lollobrigida ha mantenuto lo stesso approccio inflessibile. Ha rinviato al mittente le richieste di Lazio e Puglia di attivare la distillazione di crisi che è “uno strumento di ultima istanza, da usare quando le giacenze registrano aumenti rilevanti”. Il monitoraggio ministeriale ha stabilito che gli stock sono lievemente in crescita rispetto alla scorsa campagna, ma in linea con le precedenti.
Lamberto Frescobaldi
6
Ettore Prandini
8
Il mondo agricolo esce da una fase in difesa per i problemi generati dal boom dei prezzi dell’energia e dai costi di produzione. Ma l’iperattivismo di Coldiretti non è mai venuto meno. Il presidente Prandini passa, con disinvoltura, da una 3 giorni a Cosenza nel Villaggio Coldiretti all’incontro a Palazzo Chigi convocato dal governo sulla bozza di disegno di legge delega di riforma del sistema fiscale fino alla ricerca di un’intesa con le maggiori organizzazioni agricole europee per fermare la direttiva Ue ammazza stalle che equipara gli allevamenti alle fabbriche. E via di questo passo. La poderosa macchina organizzativa di Prandini (è un imprenditore vitivinicolo del Lugana oltre che un allevatore) continua ad avere grande influenza sulle decisioni del ministro Lollobrigida, come ieri le aveva con Patuanelli, Bellanova e Centinaio. Sul vino Prandini ha le idee chiare: “Abbiamo costruito una cultura della qualità, del bere responsabile. Siamo il primo produttore mondiale e secondi dietro la Francia per valore dell’export. Difendere il settore vitivinicolo è difendere l’economia e la cultura italiane. L’Irlanda non produce vino, ma ospita, grazie al suo regime fiscale che fa dumping al resto d’Europa, le multinazionali del bere che stanno spendendo miliardi in comunicazione e vogliono erodere quote di mercato. Per loro è conveniente promuovere bevande che con la chimica riproducono gli aromi del vino ed è indispensabile togliere dal mercato un concorrente come l’Italia”.
Luca Rigotti
11
Paolo De Castro
1
Luigi Moio
2
Maurizio Danese
80
Giuseppe Blasi
3
Francesco Liantonio
10
Stefano Scalera
Carlin Petrini
9
Il fondatore e presidente internazionale di Slow Food ci riporta sempre con i piedi per terra a ricordarci i limiti dell’agricoltura e la necessità di gestire l’ambiente in modo rispettoso senza tralasciare mai gli aspetti umani. I suoi interventi non vanno mai trascurati perché spesso tracciano una strada sostenibile per il futuro. C’è la sua benedizione sulla Slow Wine Fair, la nuova rassegna che ogni anno a Bologna a fine febbraio raduna i vignaioli più fedeli alla filosofia del movimento della chiocciola. Osserva con spirito critico quello che accade nel territorio del vino a lui più vicino. Ha scritto recentemente che l’annata 2022 nelle Langhe è stata ottima: “eppure questa può essere l’eccezione che vale per un anno. Poi come dice il proverbio: ‘a forza di tirare, la corda si strappa’. Bando agli scoraggiamenti che non appartengono alla gente di Langa, penso che questo sia il tempo per ragionamenti, valutazioni, cambi di comportamenti e lo sviluppo di una coscienza ecologica per affrontare tempi incerti e complessi”.
Felice Assenza
21
Enrico Zanoni
Sandro Sartor
Luigi Polizzi
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La sua lunga esperienza, ben tredici anni, a Bruxelles, sia in commissione europea e sia nella rappresentanza dei nostri interessi nel settore dell’agricoltura lo ha portato da due anni a questa parte nell’ufficio di via XX Settembre che ha più relazioni con l’Unione Europea, nel punto di snodo tra cosa si decide a livello europeo e l’applicazione dei provvedimenti per tutto il mondo agricolo. Dirigente nel dipartimento guidato da Giuseppe Blasi, Polizzi è così il front office di molte questioni che riguardano tutta l’agricoltura, dall’ortofrutta all’olio, dal latte al vino. Quest’ultimo rappresenta una fetta molto importante. Alcuni dossier sono quelli che rientrano nel piano strategico nazionale. In sintesi tutto quello che riguarda l’Ocm investimenti, le riconversioni (l’impianto di nuovi vitigni in decine di migliaia di ettari per rispondere alle esigenze del mercato), i sottoprodotti, la vendemmia verde e ancora tanto altro. Un budget annuale che si aggira complessivamente sui 330 milioni di euro, tutti fondi a sostegno del solo comparto vino. Determinante.
Matteo Lunelli
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Vittorio Cino
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Con il suo arrivo il direttore generale di Federvini ha dato una sveglia (ma senza esagerare) alla comunicazione istituzionale. Cino è stato sempre presente e tempestivo sui grandi temi europei ed italiani: il cancer plan, le etichette sanitarie, l’inflazione e il trend dei consumi di vino. Su quest’ultimo tema, che in autunno sembrava destinato a piegarsi sotto i colpi della recessione, Cino ha mantenuto i nervi saldi e ha analizzato, senza fughe in avanti, i dati di mercato. ´Troppe variabili per fare una previsione attendibile – ha detto – a oggi nell’horeca non ci sono segnali che inducano a pensare a una brusca frenata della domanda nel 2023ª. Sul tema health warnings, ´il vino deve parlare di vino, ma questa battaglia non si vince da soli, non bastano i paesi produttori di vino, servono maggiori sinergie, e non divisioniª. Sulla corsa dei prezzi in Europa, il dg è intervenuto sottolineando che “i medio piccoli produttori sono quelli più in difficoltà, ma si deve lavorare tutti insieme. Il vino è aumentato meno di tutti gli altri prodotti, ma non può perdere ancora marginalità, sarebbe un danno”.
Fabio Vitale
La nomina del nuovo direttore di Agea è uno dei primi provvedimenti a firma del ministro Lollobrigida. Vitale prende il posto di Gabriele Papa Pagliardini. È utile ribadire quanto sia fondamentale l’Agea per l’agricoltura italiana e quindi vino compreso. ´È l’organismo – recita il sito istituzionale – pagatore italiano ed ha competenza per l’erogazione di aiuti, contributi, premi ed interventi comunitari, nonché per la gestione degli ammassi pubblici, dei programmi di miglioramento della qualità dei prodotti agricoli per gli aiuti alimentariª. Quindi chiunque lavori in agricoltura deve passare dagli uffici di via Palestro a Roma per avere certezza sull’erogazione dei contributi fondamentali per le imprese. Vitale tuttavia si ritrova a gestire i problemi dei suoi predecessori. Tra i suoi obiettivi ´la forte necessità che Agea abbia una piattaforma informatica propriaª. Ma poi c’è anche il nodo dei tanti ricorsi e delle frodi e le convenzioni con i Caa. Ma soprattutto sui tempi lunghissimi per i pagamenti. Lui stesso ha dichiarato: “Siamo gli ultimi in Europa, bisogna migliorare”. Se lo dice lui…
Alberto Mazzoni
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Determinante il suo ruolo all’interno del Comitato nazionale vini. La sua competenza sulle dinamiche dei consorzi e dei relativi disciplinari è molto ampia. La sua esperienza è al servizio del vino italiano. Ma è anche il “super” direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) è chiamato ad un altro anno importante per il suo territorio e i vini straordinari (Verdicchio in testa) che stanno raccogliendo sempre più consensi anche e soprattutto dalla stampa internazionale. Mazzoni, anno dopo anno, ha portato avanti i suoi progetti di promozione di un territorio in grande ascesa, grazie anche a produttori lungimiranti che hanno virato sempre più verso un percorso di altissima qualità. L’istituto racchiude 556 aziende associate, 16 denominazioni di origine di cui 4 Docg, rappresenta l’89% dell’imbottigliato della zona di riferimento e incide per il 45% sull’intera superficie vitata (oltre 7.500 ettari tra le province di Ancona, Macerata, Fermo e Pesaro-Urbino). Il progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni parte da lontano e va di pari passo con il potenziamento del turismo.
Stefania Saccardi
24
Luigi D’Eramo
Corrado Casoli
25
Emiliano, di Correggio, dal 2010 è il presidente del Gruppo Italiano Vini, una corazzata nel mare magnum delle aziende di vino. Rappresenta la continuità in una società ai primi posti per fatturato in Italia. Il 2022 si è chiuso a 460 milioni. Numeri importanti che presuppongono una gestione attenta e competente. In crescita.
Stefano Vaccari
Massimo Romani
31
È il top manager di Argea, holding controllata dal fondo di private equity Clessidra. Argea controlla la veneta Botter, la piemontese Mondodelvino e l’abruzzese Zaccagnini. E ora cerca brand nelle Langhe. È la nuova frontiera della finanza applicata al vino: si acquistano brand e si punta su sviluppo e marketing.
Gianni Bruno
27
Rappresenta la continuità di una delle più importanti rassegne di VeronaFiere. Il brand manager di Vinitaly da oltre trent’anni è lì a gestire gli spazi e a richiamare gli espositori. Quest’anno sono circa 4.400 in linea con quanto accaduto negli ultimi anni. Una novità l’apertura, seppur timida, al mondo mixologist.
Francesco Giovannini
=
Giovanni Manetti
34
Un buon 2022 per il Chianti classico malgrado il -3% dei volumi. “Nel 2022 sono aumentati il prezzo della bottiglia, dello sfuso e dei valori fondiari. Vendiamo più di quello che produciamo e lo stock tende ad abbassarsi” dichiara il presidente del Consorzio Manetti. In arrivo le 11 Uga: da luglio sulle etichette Gran Selezione.
Stevie Kim
29
In poco tempo ha messo su il podcast più potente dedicato al mondo del vino. La fondatrice e il direttore di Vinitaly International è sempre sul pezzo grazie a un’immutata energia. È lei il veicolo della fiera veronese rivolto ai mercati internazionali. Dagli Usa all’Asia il suo lavoro sta migliorando la reputazione dell’Italia da bere.
Oscar Farinetti
15
Sandro Boscaini
Stefano Zanette
36
Angelo Frascarelli
19
Matteo Ascheri
37
Matteo Zoppas
Fabrizio Bindocci
38
Silvana Ballotta
46
Luca Zaia
43
Silvano Brescianini
39
Ruenza Santandrea
41
Alessandro Mutinelli
44
Antonio Rallo
45
Oreste Gerini
40
Renzo Cotarella
Roberta Corrà
48
Carlo Ferrini
51
Daniele Cernilli
49
Albiera Antinori
=
È stata da poco confermata alla presidenza del Consorzio di Bolgheri ed è presidente del Gruppo vini di Federvini. La sua prima esperienza di lavoro in azienda è stata nella tenuta Prunotto, nelle Langhe. Grande la responsabilità di guidare la gestione di un territorio che è tra i fiori all’occhiello del bere italiano.
Massimo Tuzzi
62
Giuseppe Liberatore
Riccardo
Ricci Curbastro
Dopo 24 anni, lo scorso anno la decisione di lasciare la guida di FederDoc (con l’arrivo al vertice di Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi) dedicandosi ad Equalitas e alla sua azienda in Franciacorta, insieme ai figli Gualberto e Filippo. Proprio la sostenibilità è tra le priorità. Così come gli impegni nel sociale. Rimane un riferimento.
Stefano Marzotto
Luca Pizzighella
Monica Larner
=
Lorenzo Tersi
57
Hans Terzer
=
Giovanni Mantovani
7
Dopo 21 anni a Veronafiere come direttore generale, Mantovani è oggi un consulente aziendale di lusso. In proprio e con la società milanese Strategic management partners. La sviluppo e l’esperienza maturata con Vinitaly e nel mondo del vino torna utile nella sua seconda vita al servizio delle aziende. Ne sentiremo parlare.
Maurizio Zanella
Priscilla Incisa
della Rocchetta
=
Il Sassicaia è sempre più iconico. Anche l’annata 2019 è strepitosa e risulta già il vino più premiato dalle guide. Priscilla è la nipote di Mario, che piantò Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc a Bolgheri e fece nascere il mito del Sassicaia. Con i cugini e il padre Nicolò, è oggi alla guida di Tenuta San Guido, di cui è brand ambassador.
Elvira Bortolomiol
64
Luca Sammartino
Graziana Grassini
=
Gabriele Gorelli
71
Donato Lanati
73
Giovanni Busi
Chiara Lungarotti
66
Gino Colangelo
69
Giampiero Bertolini
90
SimonPietro Felice
Alessandra Corsi
Sandro Camilli
Marco Sabellico
74
Sandro Gini
63
Sergio Dagnino
20
La partenza in quarta del progetto Prosit subisce qualche rallentamento. La società del fondo di private equity Made in Italy Fund tuttavia non molla la presa e i più informati sostengono che per nuove acquisizioni è solo questione di tempo. Il fatturato 2022 chiude a quota 100 milioni di euro. Forse ci si aspettava qualcosa di più.
Angiolino Maule
30
Nicola D’Auria
76
Dominga Cotarella
79
Walter Massa
82
Domenico Zonin
Daniela
Mastroberardino
Marcello Meregalli
Gaia Gaja
84
Christian Marchesini
70
È ritornata la fiducia in Valpolicella, dopo anni di appannamento. Le vendite sono rimaste stabili ma è aumentato il valore. Le giacenze di Amarone si sono assottigliate. Che fare? “L’unica strada è aumentare il prezzo così non si venderanno bottiglie a prezzi stracciati” osserva il presidente del Consorzio della Valpolicella Marchesini.
Luciano Ferraro
86
Domizio Pigna
Alessandro Torcoli
=
Impegnato tra la gestione del giornale Civiltà del Bere con le sue articolazioni e l’organizzazione di eventi che hanno sempre un forte richiamo tra i produttori di vino. Cerca di stare al passo raccontando un mondo in rapida evoluzione, sfruttando le potenzialità offerte dal digitale. Ben fatte anche le sue degustazioni.
Matilde Poggi
14
Denis Pantini
Alison Napjus
52
Aprile è il mese in cui Wine Spectator pubblica una copertina dedicata all’Italia. Ce l’aspettiamo anche quest’anno. D’altra parte c’è Opera Wine, una vetrina importante che probabilmente avrebbe bisogno di una rinfrescata. La Napjus e Bruce Sanderson sono le colonne portanti del giornale Usa in Italia.
Giancarlo Gariglio
91
Valentino Sciotti
=
Fantini group rallenta la sua corsa ma fa un altro passo in avanti. Nel 2022 l’azienda fondata da Sciotti ha realizzato ricavi per 93 milioni, in progresso rispetto ai 90 dell’anno prima. L’azienda è il collettore di 12 realtà del Sud e Centro Italia e produce 24 milioni di bottiglie, in gran parte all’estero. Nemo propheta in patria.
Francesco Domini
James Miles
89
Luca Gardini
78
Edoardo Freddi
Andrea Farinetti
Marzia Varvaglione
Gabriele Barbaresco
Renzo Rosso
83