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Verona, 13 aprile 2024

Wine Power List è una classifica del giornale on line Cronache di Gusto dedicata ai 100 personaggi più influenti del vino italiano. Quella di quest’anno è la nona edizione della classifica. È infatti dal 2014 che la redazione di Cronache di Gusto pubblica questa top 100 che vede la presenza di rappresentanti istituzionali, politici, alti burocrati del ministero dell’Agricoltura, presidenti di consorzio, produttori, giornalisti, vertici di organizzazioni e associazioni che rappresentano il vino, divulgatori e tanti altri.

Potete trovare qui anche le classifiche degli anni precedenti. Ogni personaggio è accompagnato da piccole frecce che indicano la posizione dell’edizione precedente della classifica. Prevista, come di consueto, la categoria Top of the Top per quattro personaggi che vanno fuori classifica e occupano un posto di prestigio assoluto: quattro profili che sono stati al primo posto nelle edizioni precedenti della nostra classifica. La Wine Power List quest’anno è stata scritta da Fabrizio Carrera ed Emanuele Scarci. 

Piero Antinori

Avercene di coraggio a 85 anni. Il Marchese ce ne ha da vendere. Fino alla scorsa estate si pensava che Antinori, definita la situazione successoria con lo strumento del Trust, avesse ormai ben poco da pianificare. Invece ha trovato il coraggio di firmare un maxi finanziamento da mezzo miliardo di Intesa Sanpaolo/Pricoa/Simest per acquisire la prestigiosa cantina californiana Stag’s leap wine cellars, il cui prezzo finale sarebbe superiore anche al prestito contratto. Antinori conta sulle capacità del ceo Renzo Cotarella, da 44 anni in azienda, ma perché impelagarsi in un maxi debito (7 anni) quando l’azienda va a gonfie vele? “Innanzitutto il prezzo medio dei vini di Stag’s Leap è di oltre 40 dollari a bottiglia – ha risposto il Marchese – poi controllare una società diretta di import ci rende padroni del nostro destino. Decideremo noi, e non l’importatore e il distributore, quali sono i vini prioritari. Questa operazione è la più importante della nostra storia”. E probabilmente dell’Italia all’estero. Antinori e Cotarella hanno stilato il business plan di Stag’s Leap (fattura 80 milioni di $) e il rientro dal debito, a garanzia c’è comunque un patrimonio netto in Italia di 1,3 miliardi. Soltanto in Toscana il gruppo controlla 1.800 ettari ed è presente in zone come Franciacorta, Barolo e Barbaresco, Umbria, Friuli e Puglia. Mito.


Riccardo Cotarella

L’iper-dinamico presidente degli enologi italiani (e mondiali) non si fa mancare niente. Il ritmo frenetico delle sue giornate non lo preoccupa. E l’ultima “sfida” è quella di aver accettato di co-fondare Domus Artium Reserve, un salotto esclusivo per amanti del bien vivre, mirato a imprenditori, buongustai e winelover, che dà la possibilità di degustare i migliori vini del mondo. Inoltre, in tandem con l’enologo francese Michel Rolland, produrrà il vino “Quattro mani”, un blend di uve franco-italiane. A margine della presentazione, Cotarella ha detto: “Non ho resistito alla proposta di accettare questa sfida. Ora mia figlia mi rimprovererà per questo ennesimo impegno”. Cotarella, classe 1948, è consulente in oltre 100 aziende, anche all’estero. È autore di oltre 600 note tecniche. Lo scorso settembre, dopo una primavera di grandi piogge e un’estate torrida, aveva stimato una vendemmia povera con un calo del -12%, poi, a fine novembre, drasticamente corretta a -23%. E disse con una certa umiltà: “Questa vendemmia è un’enciclopedia da studiare bene, ci ha confermato che la scienza è l’unica medicina per salvarsi dai patogeni, come la peronospora e l’oidio. Ma anche che la vigna è un’industria senza tetto e sul clima possiamo fare ben poco. La vite resiste anche alle alte temperature, ma non ai raggi solari”. In prima linea.


Angelo Gaja

Wine Spectator gli ha dedicato la copertina per la terza volta. Mai accaduto per nessun altro produttore. Con un titolo che dice tutto: “Campione del vino italiano”. Al netto della tifoseria dei giornale americano, Gaja resta un personaggio dall’altissimo peso specifico. Su Wine Spectator una lunghissima intervista in cui Gaja parla soprattutto del rapporto tra generazioni. Lui con il padre, lui con i figli. Forse è la prima volta che lo fa in modo così compiuto. Ed era da tempo che non si raccontava così. I suoi interventi sui giornali sono spariti. C’è una domanda che non gli è stata fatta. Come si diventa così bravi? Però dalle risposte ad altro si capisce molto. Ed è l’incrocio tra dedizione, passione e curiosità la base di tutto. Una spinta potente. Una lezione per tutti. A 84 anni Gaja lavora ancora dieci ore al giorno e non ha voglia di staccare perché “senza lavoro diventerei pazzo”. Chiarissime le idee su quello che oggi chiede il mercato, sulla considerazione dei vini eleganti che è ben diversa tra chi produce e chi il vino lo compra e lo beve. E poi il ruolo dei figli a cui ha già trasferito la proprietà di tutto. Anche da questa capacità di preparare il futuro capisci la grandezza di un personaggio. Perché ci dice Gaja che oltre al clima l’Italia del vino dovrà gestire il passaggio generazionale delle tantissime aziende vicine a questa fase. Chapeau.


Attilio Scienza

Sempre errante a tenere conferenze, portare in giro giovani desiderosi di apprendere tutto sul vino, a sperimentare, a scrivere libri, a spostare l’asticella verso l’alto di ogni considerazione possibile sul vino. Con lui la viticoltura diventa viticultura, cioè l’intreccio evidente tra la coltivazione della vite, l’uva che diventa vino e le simbiosi con la cultura in senso ampio dove dentro c’è l’antropologia, la storia, la geografia, la meteorologia, la religione, il linguaggio e tanto altro. È un riferimento fortissimo per tutti. Poi può accadere che non tutti siano d’accordo con le sue visioni e le sue idee sulla genetica, sull’uso della scienza tra i vigneti ma è indubbio che il vino italiano gli debba moltissimo. È interessante leggere le sue parole sulla tempesta che in questi ultimi mesi si sta abbattendo sul vino. Una crisi – dice – che è fuori di noi. E ancora una volta l’analisi è lucida e ci invita a reagire. Anche con misure drastiche. Tra un clima che cambia e l’antropologia dei consumi stravolta bisogna rimboccarsi le maniche. La conoscenza e lo studio stanno alla base di tutto per Scienza. Sta lavorando adesso a una sorta di compendio dei suoi quarant’anni di attività di docente ricercatore. Sei volumi, dal mito, al clima, al terroir e così via con testi aggiornati per dare un senso al vino e al mondo che gli gira intorno. Instancabile.

Herbert Dorfmann

Una new entry che a sorpresa conquista il primo posto. 55 anni, altoatesino di Bressanone, Dorfmann è un politico della Sudtirolervolkspartei che da sempre ha seguito il mondo del vino a Bruxelles, tanto che alcuni anni è stato anche il presidente dell’Intergruppo, ovvero quell’organismo che segue molto da vicino le tematiche legate al comparto. Il suo ingresso nella wine power list conferma da un lato il primato della politica tra i personaggi più influenti. Ma c’è dell’altro. Siamo convinti che Dorfmann sarà ricandidato per il suo partito alle elezioni europee del giugno prossimo. E conoscendo un po’ le dinamiche elettorali immaginiamo fortemente che Dorfmann sarà pure rieletto: il suo è un collegio blindato che la minoranza tedesca vota compatta per i suoi rappresentanti più accreditati. E sarà lui, con molta probabilità, a guidare il gruppo di politici italiani nelle dinamiche dell’Europarlamento. I prossimi cinque anni saranno cruciali per il vino. Da un lato i fattori esterni come le guerre o l’inflazione; dall’altro le scelte politiche su consumi e lotta ai danni provocati da siccità e cambiamenti climatici. Su questi ultimi aspetti le decisioni di Bruxelles non saranno irrilevanti. Per esempio le tendenze salutiste degli ultimi anni punteranno diritte sul vino. Dorfmann avrà il compito di gestire questi dossier. Decisivo.

Francesco Lollobrigida

1

Dal dopoguerra abbiamo avuto 42 ministri dell’agricoltura. In media uno ogni 22 mesi. Decisamente troppi per un settore strategico, ma da sempre considerato di seconda fila o di passaggio per il politico di turno. Le manifestazioni dei trattori a Bruxelles e in alcuni paesi Ue (Italia compresa) hanno drammaticamente posto il tema dell’inadeguatezza delle norme europee rispetto a un’ordinata e razionale transizione green. Inadeguatezza manifestatasi anche nel vinicolo, se si pensa alla vicenda dell’etichettatura e degli health warning. Il ministro Lollobrigida ha dovuto firmare un decreto che consente alle aziende di usufruire della proroga fino al prossimo 30 giugno per utilizzare le etichette già stampate precedentemente all’adozione della nuova normativa Ue dello scorso dicembre. Il pasticcio all’italiana è stato invece quello di aver reintrodotto l’Irpef per le aziende agricole salvo poi fare retromarcia sotto la pressione dei trattori su Roma. A parte gli scivoloni di natura prettamente politica, sul piano tecnico, il ministro continua a sostenere che l’agricoltura non sia un nemico dell’ambiente ma il principale alleato. Come invece l’ha rappresentata la Ue con l’introduzione di vincoli ambientali ingestibili sul piano burocratico. Secondo Lollobrigida la riforma della Pac va rivista dopo un primo anno di applicazione fallimentare.

Lamberto Frescobaldi

2

Il marchese rimane pessimista sull’evoluzione del quadro competitivo italiano ma intanto allarga i confini del suo impero. L’anno scorso ha messo a segno una doppietta tra Maremma e Stati Uniti. In Italia ha acquisito Poggio Verrano, cantina di Magliano in Toscana e nell’Oregon Domaine Roy & fils. Quest’ultima dispone di 40 acri, con vigneti a Pinot Noir e Chardonnay. “L’Oregon è una delle migliori regioni al mondo per il Pinot Nero – ha detto il presidente Frescobaldi – diventare parte di questa comunità è un sogno che diventa realtà”. Le ultime due prede si aggiungono a un piccolo impero: Ammiraglia, Pomino, Nipozzano, Perano, Castiglioni, CastelGiocondo, Remole, Calimaia e Gorgona. Senza contare Bolgheri Ornellaia e Masseto, Tenuta Luce a Montalcino e Attems nel Collio. Alla brillante performance imprenditoriale, Frescobaldi unisce l’attività al vertice di Unione italiana vini. L’ultima uscita è stata quella controversa sullo sfoltimento delle doc, da attuare attraverso accorpamenti o anche, laddove i numeri siano davvero scarsi, a cancellazioni. “Oggi su circa 400 tra Doc e Docg attive – ha sottolineato – solo 7 hanno imbottigliamenti sopra i 500mila ettolitri. Una riorganizzazione permetterebbe di convogliare risorse nella promozione, perché i tempi stanno cambiando a grande velocità”.

Luca Rigotti

Alla fine il gran capo delle cooperative vitivinicole ha aperto uno spiraglio. “La situazione è complicata, soprattutto per i consumi di vino rosso che scivolano sempre più in basso mentre le giacenze salgono – ha detto in un’intervista Luca Rigotti, presidente del gruppo di lavoro vino del Copa Cogeca, l’organizzazione europea delle cooperative agricole – bisogna gestire l’offerta e una delle opzioni sul tavolo potrebbe essere quella dell’estirpo a tempo”. La situazione più pesante riguarda alcune regioni del Sud, ma anche la Francia ha finanziato gli estirpi con contributi pubblici. In Italia la situazione non è facile: lo scorso febbraio le giacenze di vino erano inferiori rispetto all’anno prima di circa l’11% e i mosti del 31%, dati in calo sensibile che fanno pensare a una minore pressione dell’offerta, tuttavia le vendite in Italia e all’estero sono deboli e il problema rimane. Meno di 18 mesi fa, con l’arrivo dei primi nuvoloni, Rigotti si era opposto a una proposta di Unione italiana vini che chiedeva di limitare la produzione con vari strumenti, compresi gli estirpi. Rigotti disse: “Si fa presto a dire meno uva, estirpiamo. Non esiste. Vediamo comunque i dati delle giacenze dell’anno”. Oggi Rigotti ha aperto la porta mentre Uiv l’ha chiusa: nessun estirpo con premio, nello specifico con i fondi del programma nazionale di sostegno. Ribaltone.

Giuseppe Blasi


8

Resta il dirigente a capo del dipartimento altamente strategico, Blasi guida quello delle Politiche europee internazionali che vuol dire gestione significativa di fondi e attuazione di normative importanti e delicate. Ad oggi la sua figura rappresenta una continuità a cui il ministro Lollobrigida non vuole rinunciare.

Luigi Moio

In tempi confusi di facili stregoni Moio non si è tirato indietro nello spiegare in modo scientifico e inconfutabile come nasce un vino e il ruolo dei lieviti. C’è dell’altro: è il presidente dell’Oiv, l’organizzazione internazionale della vigna e del vino, un prestigio per l’Italia. L’Oiv compie cento anni e si aspettano i festeggiamenti.

Maurizio Danese

Lo skipper scaligero ha ripreso a spingere lo sviluppo di Veronafiere, tra i maggiori poli espositivi: 30 milioni di investimenti nel piano 2024-26, con un focus sulla crescita del vino all’estero e sull’incoming di buyer. Danese dovrà sciogliere il nodo di una partnership, dopo l’alleanza di Parma con Milano. Strada in salita.

Francesco Liantonio


9

Con l’apertura alle certificazioni per il bio e per la sostenibilità Valoritalia ha il vento in poppa. Liantonio è il presidente di questa società che già vanta la certificazione di 2 miliardi di bottiglie a marchio doc. È anche il presidente e l’ad di Torrevento, (Puglia) oggi nel gruppo Prosit che ha chiuso il 2023 con 20 milioni di fatturato.

Paolo De Castro

5

Ad oggi non sappiamo se sarà ricandidato nelle fila del Pd alle prossime elezioni europee. Certo è che da ministro e da eurodeputato negli ultimi vent’anni è stato il difensore e il propulsore di molte decisioni strategiche. Non tutte le battaglie sono state vinte. Ma l’Italia del vino deve essergli grata. Si attendono sviluppi.

Matteo Lunelli


16

Le bollicine sono meno effervescenti di un tempo, ma Lunelli continua la sua opera di lancio internazionale di Ferrari. Soprattutto con la F1. Lunelli è anche presidente della Fondazione Altagamma. A marzo Ferrari ha trainato Trento biologicA, un appuntamento dedicato ad agricoltura e sostenibilità. Super green.

Carlin Petrini

Il suo manifesto ideale resta sempre più valido che mai in un mondo dominato da guerre e repentini stravolgimenti climatici. L’amicizia con Papa Francesco rafforza la sua autorevolezza, tuttavia deve conciliare i suoi ragionamenti sulla difesa delle identità con quella parte politica che ne fa una bandiera a fini elettorali.

Sandro Sartor


14

Senza troppo clamore, Ruffino ha messo un piede a Bolgheri. La cantina toscana ha acquisito vigneti e terreni per 15 ettari, con il progetto di realizzare un’etichetta e una cantina con centro di ospitalità. L’azienda guidata da Sartor controlla 9 tenute, 6 in Toscana e 3 in Veneto. Il controllo è nelle mani di Constellation Brands.

Marco Lupo

È uno dei capi dipartimento del Masaf e il suo ufficio è quello deputato alla qualità. Il che significa un asset strategico e tanti fondi da gestire tra cui quelli del Pnrr. A volerlo il governo Meloni e prende il posto di Stefano Scalera. Tra i tanti soldi da gestire basta citare i 2,3 miliardi di euro destinati al “Parco agrisolare”.

Fabio Vitale


18

Dall’Agea di cui è direttore dipende il tasso di malcontento degli agricoltori relativamente ai pagamenti dei contributi comunitari come premi, soldi per i programmi di miglioramento della qualità e tanto altro. Ad oggi non si registrano inconvenienti significativi e tutto questo consolida il suo ruolo.

Alberto Mazzoni


19

È una delle memorie storiche del Comitato nazionale vini e sa districarsi tra leggi e disciplinari come pochi. Tra i prossimi dossier Franciacorta e Cirò. Ma è anche il direttore di Imt, istituto che raggruppa i vini delle doc marchigiane: 550 soci, 23 milioni di bottiglie e la gestione di investimenti per 34 milioni in 12 anni. In ascesa.

Stefania Saccardi


20

La pasionaria delle Doc toscane non ha perso smalto. Ha continuato nei suoi ruoli di vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura. Le Anteprime di Toscana non hanno subito scossoni dopo l’uscita del Brunello di Montalcino. Ora è candidata a sindaco di Firenze per Italia Viva ma non lascia la Regione.

Riccardo Ricci Curbastro


50

È tornato alla presidenza di EFOW che mette insieme tutte le Doc di cinque Paesi europei (Germania è la new entry) e sarà importante il suo lavoro per difendere il vino da mosse inappropriate di Bruxelles. Inoltre può vantare i successi di Equalitas, la società controllata da Federdoc che puntano sulla sostenibilità.

Ettore Prandini

3

L’immagine della Coldiretti è stata indebolita dalla rivolta dei trattori. Sebbene divisi al loro interno, la mobilitazione degli agricoltori autonomi ha fatto percepire all’opinione pubblica e alla politica la relativa fragilità della potente macchina del consenso di Prandini e del segretario Vincenzo Gesmundo. Da ricostruire.

Felice Assenza

12

Il suo è un ufficio delicatissimo, deputato al controllo antifrodi e antisofisticazioni. Il 2023 si chiude con un calo dei reati legati al vino. Tuttavia il problema esiste e non può essere abbassata la guardia. Tra i suoi compiti anche la difesa del made in Italy. Un lavoro in salita che avrebbe bisogno di maggiori supporti.

Renzo Cotarella


43

Ad del gruppo Antinori, Cotarella è artefice dell’operazione Stag’s Leap allargando i confini dell’impero e rimanendo realista. Ha detto: “Abbiamo 3 mila ettari di vigneti e una quindicina di cantine, ma il rendimento degli asset è basso. Noi invece dobbiamo produrre marginalità per reggere la crescita”. Piedi per terra.

Corrado Casoli


22

Il presidente del Gruppo italiano vini mantiene un basso profilo ma per lui conta di più la concretezza. Il suo gruppo, nonostante le difficoltà, mantiene la leadership italiana grazie al controllo diretto della filiera produttiva e al presidio dei mercati. La grande cooperativa conta su 15 cantine in 11 regioni e 1.400 ettari.

Eleonora Iacovoni

Una new entry di tutto rispetto in una delle direzioni più strategiche del Masaf, quella dedicata alla qualità, ovvero contratti di filiera, sostegni alle produzioni biologiche e tanto altro. Una direzione considerata una sorta di tesoretto di via XX Settembre. Per lei un ruolo di prestigio carico di onori e anche di oneri.

Gianni Bruno


25

Wine Paris su, ProWein giù. E il Vinitaly? Non sta a guardare. I numeri di quest’anno rafforzano l’idea della fiera italiana come destinazione per oltre mille buyer. Favorevoli i feedback dei roadshow all’estero e se ne annunciano di nuovi. Ma il manager di Vinitaly dovrà fare i conti con un mondo in rapido cambiamento.

Massimo Romani

I tassi d’interesse alle stelle bloccano la marcia di Argea, uno dei big del vino controllato dal fondo di private equity Clessidra. Servirebbero ancora alcune geografie (vedi Toscana) e l’ad Romani approfitta della pausa per efficientare la macchina, sfruttare le opportunità di cross selling e di crescita dell’on trade. In surplace.

Stevie Kim


28

Tra la Vinitaly International Academy e l’evento Wine2Wine è un riferimento saldo per il vino italiano che vuole proiettarsi nel mondo. Il suo ritmo sostenuto nell’organizzazione di eventi e iniziative spesso cozza con le lentezze nostrane. Ma nonostante le difficoltà il suo ruolo è crescente. Il suo podcast resta un format vincente.

Francesco Giovannini

Al timone di una delle più importanti cooperative italiane chiude un 2023 con risultati più che favorevoli 217 milioni di euro di fatturato – ed è record – e più di 69 milioni di euro liquidati ai soci, ovvero circa 20 mila euro per ettaro ad ogni singolo socio. E l’export tiene. Le corazzate non temono il mare agitato.

Giovanni Manetti

Per il Chianti Classico vale l’adagio di Bertoldo: dopo il sole arriva la pioggia. E nel 2023 il Gallo Nero ha perso l’11% dell’imbottigliato. Un dato in linea con la crisi dei rossi, ma, per il presidente Manetti, è influenzato dal sovrastoccaggio, specie negli Usa. Il Chianti Classico punta sul valore e non sui volumi. Ipse dixit.

Alessandro Mutinelli


40

Il top manager di Italian wine brands ha sorpreso quasi tutti riuscendo in un anno di crisi, come il 2023, a guadagnare margini e ridurre il debito: ricavi a 429 milioni, stabili, e margine operativo lordo a 44 milioni, +19%. Debito netto in calo da 122 a 96 milioni. La Borsa ha gradito (Iwb è quotata a Milano) facendo salire il titolo.

Oscar Farinetti

Il fondatore di Eataly gira il mondo a tenere conferenze e incontri e a dare la carica di ottimismo: un toccasana per il nostro orgoglio e per chi crede nel settore agroalimentare. Con le sue società gestisce una decina di cantine tra il Piemonte e la Sicilia. L’interesse per il mondo di Bacco è sempre crescente. Ci scommetterà ancora.

Fabrizio Bindocci


35

Molto saggia la decisione di incrementare la superficie destinata alla produzione di Rosso di Montalcino. Il consorzio dimostra di saper fiutare le nuove tendenze. Il mercato degli Usa, fondamentale per la denominazione, cresce. Tuttavia bisogna restare guardinghi e guardare soprattutto il meteo, la variabile del momento.

Silvana Ballotta


36

È l’amministratrice delegata di Business Strategies, un hub di promozione integrata del made in Italy nel mondo che ha come perno assoluto il vino. La sua idea vincente è quella di associare l’agroalimentare alla moda, il design e il nostro lifestyle. Il 2023 si chiude bene: ha gestito progetti per circa 25 milioni.

Giuseppe Liberatore


49

Profondo conoscitore di norme, grande tessitore di relazioni ad alto livello, oggi è il superconsulente di Valoritalia, colosso della certificazione. Oggi tra le tante nubi che si addensano sul vino è preoccupato soprattutto dalle nuove tendenze sui consumi che mirano a criminalizzare il vino. Le contromisure sono urgenti.

Matteo Zoppas


34

Il presidente dell’Ice, nominato da Giorgia Meloni, ha sposato con slancio la sua ultima missione: contribuire all’internazionalizzazione delle imprese italiane e all’attrazione degli investimenti. Vicino anche al presidente del Veneto Luca Zaia, Zoppas è stato cooptato nella cabina di regia per il piano Mattei. In ascesa.

Livio Proietti

Freschissimo di nomina da parte del governo Meloni è al timone di comando dell’Ismea, istituto strategico per l’agricoltura. Avvocato, ha svolto ruoli nel Cda di varie società pubbliche e private mentre la sua competenza sulle normative europee potrà essere un’opportunità tra gestione di numeri e fondi. Vedremo.

Silvano Brescianini


38

La decisione di mappare i singoli territori all’interno della Franciacorta e verticalizzare così le produzioni è una scelta molto oculata. È una delle ultime iniziative che confermano il dinamismo del consorzio. Il 2023 si è chiuso con quasi 20 milioni di bottiglie prodotte ma segnaliamo soprattutto l’incremento del valore: +3 per cento.

Federico Veronesi

Il figlio di Sandro Veronesi, patron di Calzedonia, coltiva la sua passione per il vino (è sommelier) non solo con la catena Signorvino ma anche con vigneti e cantine acquisite in Veneto, Lazio e Sardegna. Ama dire: “Noi siamo passati dallo scaffale alla vigna, diventando anche produttori, ancora più protagonisti di questo mondo”.

Antonio Rallo


41

I numeri della Doc Sicilia registrano una performance favorevole. Tuttavia il nodo del valore del vino della principale denominazione dell’Isola resta ancora irrisolto. È anche suo il compito di dare una svolta in qualità di presidente del Consorzio. Da citare gli straordinari risultati di Donnafugata, l’azienda di cui è patron con la sorella Josè.

Sandro Boscaini

30

Ha vinto o ha perso la battaglia con Renzo Rosso? Il presidente di Masi Agricola è riuscito a liberarsi dello scomodo azionista di minoranza (con il 10%) ma a caro prezzo. Ma ora potrà pianificare meglio la risalita da una crisi che nel 2023 ha fatto scendere dell’11% i ricavi a 66,4 milioni. L’utile è stato di soli 0,7 milioni. Auguri.

Andrea Rocchi

Anche lui freschissimo di nomina da parte del governo Meloni, è il nuovo direttore del Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria), lo snodo di tutto ciò che rappresenta l’innovazione e l’uso della tecnologia. C’è tanto da fare e Rocchi dovrebbe avere gli strumenti dal governo per raggiungere gli obiettivi.

Roberta Corrà


44

Nel 2023 il Gruppo italiano vini ha registrato ricavi in crescita e volumi in regresso investendo 10 milioni per il rinnovo di strutture e tecnologie delle cantine. I dati definitivi dell’esercizio non sono ancora disponibili. Si vedrà. È stata riconfermata alla guida del consorzio Italia del vino che raggruppa 25 aziende.

Pierangelo Tommasi

Il nipote di Dario Tommasi segue le sue orme. Lo shopping della famiglia è partito fra Valpolicella, Soave e Lugana per poi dilagare in tutta Italia: in Maremma con l’azienda Poggio al Tufo, a Manduria in Puglia e nell’Oltrepò pavese. È presente a Montalcino, in Basilicata, in Umbria e in Sicilia. Ora l’ultima preda è una cantina in Friuli.

Luca Zaia

37

Con la fine del suo mandato (fra un anno), i vini veneti perderanno un grande sostenitore. Zaia e la sua amministrazione hanno sempre accompagnato le richieste dei consorzi, nel bene e nel male. Tanto che anche nel 2023 la Regione ha mantenuto il primato dell’export, con un giro d’affari che vicino ai 3 miliardi di euro. Bandiera.

Daniele Cernilli


46

Il suo peso specifico non solo si consolida ma cresce. In tempi liquidi di post, foto, reel e tutto quanto fa social il ruolo di Doctor Wine – come firma spesso i suoi editoriali – non è scalfito. Resta un riferimento certo per chi fa vino, per chi i vini li beve e per chi ci lavora. E alla sua Guida essenziale si aggiungono tanti road show.

Angiolino Maule


74

Ha il merito di avere dato una lettura lucida e realistica delle recenti puntate di Report che tanto scompiglio hanno portato nel mondo del vino. Certe sue parole andrebbero ascoltate senza steccati ideologici. VinNatur, il movimento da lui fondato e che raggruppa un bel po’ di vignaioli non registra cedimenti.

Carlo Ferrini

Uno degli enologi più apprezzati e oggi anche produttore tra la Toscana e l’Etna. I suoi vini sanno rispecchiare fedelmente il territorio e toccare punte alte di piacevolezza. Ha deciso di ridurre le sue consulenze per dare più spunti di riflessione al suo lavoro. Non è poco in tempi in cui tutti sgomitano per avere di più.

Massimo Tuzzi


48

Il top manager ha rivisto l’organizzazione gestionale e finanziaria della franciacortina Terra Moretti. Guidandola fuori dalle secche. L’anno scorso il gruppo vino ha realizzato una crescita dei ricavi di oltre il 7% a 90 milioni di euro e un margine operativo lordo di 19,5 milioni. L’obiettivo? Raggiungere i 100 milioni. Skipper.

Luca Pizzighella


52

Signorvino apre 2 finestre all’estero con i ristoranti di Praga e Parigi. L’anno scorso sono stati inaugurati 8 nuovi ristoranti per un totale di 36. Nel 2023 la catena commerciale guidata da Pizzighella ha chiuso con un fatturato di 72 milioni di euro, +31% sul 2022. La ristorazione traina l’enoteca con un mix del 70% contro il 30%.

Stefano Fambri

È uno dei timonieri della corazzata Mezzacorona. Trentino, 52 anni, è il nuovo direttore dell’Istituto Trento Doc. Prende il posto di Enrico Zanoni. Ha il compito non facile di migliorare le performance di uno dei territori più vocati per il Metodo Classico in competizione con altre zone del Nord Italia ma a Fambri piacciono le sfide.

Maurizio Zanella


57

“Più sai della natura, meno ti fai sorprendere e più governi i cambiamenti. Chi pensa di essere già arrivato è finito prima di partire”. Lo ha dichiarato a un giornale del suo territorio e in queste parole c’è un po’ la sua visione del mondo. Il resto lo fanno i suoi vini buonissimi e iconici. Andrebbe consultato più spesso.

Monica Larner


53

È notizia recente che si occuperà anche dei vini della Grecia per Wine Advocate, il giornale fondato da Robert Parker, che resta una bibbia per i winelover di mezzo mondo. Attesissime le sue valutazioni sui vini italiani, molto presa in considerazione da chi il vino lo compra e/o lo beve. Ci aspettiamo altri 100/100.

Luca Sammartino


60

Cresce il peso specifico dell’assessore siciliano all’Agricoltura. Da sempre in politica da un anno e mezzo è al comando delle politiche agricole dell’Isola. Buona capacità di ascolto del mondo del vino ma bisogna affrontare i problemi tra la siccità e l’efficienza nella spesa dei fondi comunitari. Attesi sviluppi favorevoli.

Gabriele Gorelli


62

Adesso non è più l’unico Master of Wine italiano ma lui ne è ben contento e questo gli fa onore. È infatti noto che ha aiutato molto altri due amici a ottenere l’ambito riconoscimento britannico. Sempre di più in giro per il mondo, gettonato da aziende, consorzi e concorsi enologici. Sempre affabile e professionale.

Hans Terzer


55

Figura carismatica del vino altoatesino è il kellermeister della cantina di San Michele Appiano. A lui si devono molti dei successi di questa cooperativa che chiude il 2023 con un fatturato che sfiora i 30 milioni di euro per una produzione di quasi 3 milioni di bottiglie. I soci sono 317 e gestiscono vigneti per 385 ettari. Una case history.

Priscilla Incisa
della Rocchetta


58

La Tenuta San Guido è il Sassicaia. E Priscilla Incisa della Rocchetta, insieme ai cugini, è il referente della tradizione avviata dal genio di Mario (e Giacomo Tachis) e proseguita con Nicolò. L’azienda è tra quelle con cifre di fatturato e margini da record. Un grande successo per l’immagine del vino italiano nel mondo.

Elvira Bortolomiol


59

Prove generali per il rinnovo dei vertici del Consorzio del Prosecco Doc Valdobbiadene. È in corso la raccolta delle candidature. In questo triennio la presidente Bortolomiol ha sedato l’animosità della sua base ma ora si apre un nuovo ciclo. Intanto è stata cooptata al vertice del Sistema Prosecco, nato per contrastare la contraffazione.

Matteo Ascheri

33

Il presidente del Consorzio di Barolo Barbaresco è a fine mandato ma in sei anni ha governato una fase difficile ma di sviluppo delle 9 denominazioni che contano oltre 10 mila ettari e 65 milioni di bottiglie. Nel complesso le produzioni hanno tenuto, in una fase difficile per i vini rossi. E un ettaro di Barolo è schizzato fino a 3-4 milioni.

Matilde Poggi


86

Governa quasi 7 mila vignaioli sparsi in tutta Europa. Il suo lavoro si concentra sempre di più a Bruxelles perché è lì che si prendono le decisioni più importanti sulla filiera. Il mondo che rappresenta non sempre si concilia con quello delle grandi imprese ed è lì la vera sfida. I prossimi anni saranno cruciali.

Albiera Antinori

47

L’imprenditrice è presidente della Marchesi Antinori e presidente del gruppo vino di Federvini. In azienda si è sempre occupata di marketing e comunicazione, “perché sono quelli che aiutano a creare il valore aggiunto dei prodotti e dei territori” ha detto. Antinori è anche presidente della Doc Bolgheri, al suo secondo mandato.

Michele Bernetti

Il premio speciale di “Cantina dell’Anno” nella Guida del Gambero Rosso e i Tre Bicchieri al nuovo vino “Historical 2018” (Verdicchio affinato 5 anni) non sono casuali. Il successo di Umani Ronchi e del suo proprietario Bernetti s’identifica con il boom del Verdicchio e del Rosso Conero. Bernetti è anche presidente di Imt.

Gino Colangelo


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Se vuoi farti conoscere dagli addetti ai lavori e dagli influencer più prestigiosi d’America devi entrare in contatto con la sua agenzia, la Colangelo & Partners, con sede a New York. Negli anni ha consolidato un know-how efficace e puntuale. Ne sanno qualcosa i tanti consorzi italiani che ci hanno creduto. Affidabile.

Chiara Lungarotti


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Alla guida di una delle più belle aziende italiane nel cuore dell’Umbria che da sempre ha creduto nell’enoturismo. Vedi alla voce: museo a Torgiano. Buona anche la performance di un anno difficile come il 2023. Un fatturato sui 10 milioni, cresciuto del 4,5%, export al 45% e circa 2,5 milioni di bottiglie prodotte.

Donato Lanati


63

Si fa fatica a definirlo soltanto enologo. In realtà è uno studioso, sostenitore del vino pulito e onesto. Ama fare vini che rispecchiano le caratteristiche del territorio. Recentemente ha detto: “Sono contrario ai blend, alle cisterne di vino che attraversano l’Italia da sud a nord. Sono per i vini in purezza, per i vitigni autoctoni”. Guru.

Riccardo Pasqua

Il 2023 è stato un anno giocato in difesa, nel quale la cantina veronese ha realizzato un fatturato di 61 milioni di euro, in calo del 4,6% sul 2022. Ha prevalso l’effetto destocking, specialmente negli Usa. Pur in questo scenario difficile, il top manager ha portato avanti la strategia aziendale di consolidamento della linea premium.

Enrico Zanoni

13

Il gigante trentino (60 milioni di bottiglie) ha rallentato la corsa ma rimane una realtà consolidata sotto la guida del dg Zanoni. Trainanti le linee di spumantistica, con il brand premium Altemasi Trentodoc, Cesarini Sforza Spumanti e Kessler Sekt. Nel bilancio 2022/23, Cavit ha realizzato ricavi per 267,1 milioni di euro, +0,9%.

Stefano Zanette

31

Brusco stop alla maratona del Prosecco Doc. Nel 2023 perde 20 milioni di imbottigliato e si ferma a 615 milioni di pezzi. Incidente congiunturale o perdita d’appeal? Si capirà più avanti. Intanto il presidente del Consorzio Zanette progetta 4 Uga ma poi le rinvia in vista delle elezioni di maggio-giugno e di un agognato quinto mandato.

Marco Montanaro

Il neo direttore generale di Federvini non è facile incontrarlo negli eventi del vino. Non è un esperto di vino e spirits ma si è sempre occupato di relazioni internazionali e di lobbyng, specificamente a Bruxelles, dove per 20 anni ha operato per diverse multinazionali. Quello che serve a Federvini per le scelte della Ue.

Sandro Camilli


70

Con oltre 40 mila soci guida l’Associazione italiana sommelier e il bilancio del primo anno della sua presidenza registra sempre grande partecipazione e buona capacità organizzativa. Ha un buon seguito la guida Vitae in tempi in cui pubblicazioni del genere mostrano qualche difficoltà. Gli iscritti sono già un buon zoccolo duro.

Marco Mensurati

Da giornalista di punta di Repubblica alla direzione del Gambero Rosso. Mensurati porta con sé la sua lunga esperienza di cronista. Un background a cui sta attingendo a piene mani nel suo nuovo ruolo. Informazione meno autoreferenziale, più analisi. Una ventata di aria fresca che secondo noi toccherà anche le guide.

Lorenzo Tersi

54

Il presidente di LT Wine&Food è uno dei consulenti più influenti del vino. Regista di alcuni deal degli ultimi anni, oggi sconta la frenata delle merger & acquisition dopo l’impennata dei tassi d’interesse. A Vinitaly partecipa a un convegno di Crédit Agricole e Prosecco Doc sul tema “Imprese vitivinicole: M&A e finanza straordinaria”.

Alison Napjus


88

È la narratrice dei successi del vino italiano sulle pagine del più importante giornale al mondo: Wine Spectator. Ha un ruolo importante nella selezione delle cantine italiane per Opera Wine. E fa parte di quel team che ha decretato i 100/100 a un vino italiano, per l’esattezza il Brunello di Montalcino di Argiano.

Daniela Mastroberardino


79

Nel suo primo anno di mandato, il presidente dell’associazione Donne del vino ha svolto un lavoro in sostanziale continuità con quanto fatto dai predecessori: cultura e promozione, formazione e internazionalizzazione. Mastroberardino è amministratore ed export manager di Terredora, cantina irpina con 200 ettari tra le maggiori del Sud.

Dominga Cotarella


76

L’imprenditrice è l’anima commerciale della cantina ex Falesco, diventata Famiglia Cotarella in occasione del passaggio generazionale alle 3 cugine (Dominga con Marta ed Enrica). L’azienda fattura circa 15 milioni. Nel quinquennio 2018/22 ha realizzato una media di utili di 1,4 milioni. È anche presidente di Terranostra.

Graziana Grassini

61

Dal Comitato nazionale vini alle superconsulenze, è sempre sul pezzo per puntualità, affidabilità e professionalità. Adesso ha piazzato una bandierina anche in Sicilia e segue le sorti tecniche di un’azienda come Baglio di Pianetto, alle porte di Palermo, e di proprietà della famiglia Marzotto. Attendiamo altre mosse vincenti.

Edoardo Freddi


94

Esperto di export management, ha stretto una partnership con Marilisa Allegrini che, dopo il divorzio dai nipoti, conta sui vini della Valpolicella di Villa della Torre e sulle tenute toscane di Poggio al Tesoro e San Paolo. Per il 2023 Edoardo Freddi International dichiara 86 milioni di fatturato gestito (+6%) e 35 milioni di bottiglie.

Luciano Ferraro


83

Grazie a lui il Corriere della Sera ha ingaggiato James Suckling che è uno dei più importanti influencer di vino soprattutto in Asia. Insieme firmano la pubblicazione sui più importanti vignaioli italiani. Da vicedirettore del quotidiano milanese segue sempre con più frequenza le vicende del vino italiano.

Marcello Meregalli


80

Il gruppo monzese a un soffio dai 100 milioni di ricavi (esattamente 99,4). E’ specializzato nella distribuzione di wine&spirits. L’anno scorso il business è stato trainato, in particolare, da Visconti43, società lanciata dal ceo Marcello Meregalli con l’obiettivo di valorizzare le piccole produzioni, le cantine familiari e i vitigni autoctoni.

Walter Massa

Il territorio di Monleale, nel basso Piemonte, è diventato particolarmente trendy attraendo nomi blasonati del vino. Per far che? Per il Timorasso, un’uva snobbata e riscoperta grazie a questo produttore con cui è possibile ottenere grandi bianchi. E più in generale le sue idee tracciano spesso il solco. Da ascoltare.

Lorenzo Cesconi

È a capo della Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti che conta 1.700 associati. E negli ultimi tempi ha dovuto gestire non pochi scossoni come, ad esempio, una serie di dimissioni dei componenti del direttivo. Non è un buon segno, tuttavia il ruolo di questa organizzazione è destinato a crescere nel futuro.

Nicola D’Auria

75

Il presidente del Movimento turismo del vino (mille cantine socie) è sempre in prima linea. Il Rapporto sul turismo del vino stima che il settore, prima del covid, coinvolgesse 15 milioni di enoturisti per un fatturato di 2,65 miliardi di euro. Ora i grandi numeri non sono più possibili ma si deve migliorare la qualità e l’organizzazione.

Lorenzo Cafissi

Per il manager del beverage di Carrefour il vino è uno dei grandi progetti in Italia. Interessante il test pilota di “Terre d’Italia”, il bistrot-negozio di piazza De Angeli a Milano. Da quest’anno il team milanese è responsabile degli acquisti del vino italiano per Carrefour Europa e dall’anno prossimo lo sarà per Carrefour mondo. Da seguire.

Mariacristina Castelletta

Da quasi due anni è al timone di un consorzio i cui vini sono favoriti dal cambiamento climatico. Lenti ma costanti nella crescita di ettari (440) e bottiglie prodotte (3,2 milioni), l’Alta Langa con 150 soci è uno di quei territori che si sta ritagliando uno spazio sempre più interessante nel mondo del metodo classico.

Denis Pantini


87

Un interprete dei trend del vino nel mondo. Il direttore di Wine monitor Nomisma interverrà a Vinitaly al XX Osservatorio del turismo del vino per Città del Vino, al convegno Federvini su scenari e nuovi trend e inoltre presenterà una ricerca per Foragri su nuove professionalità e competenze per le imprese vinicole. Una bussola.

Valentino Sciotti


93

L’imprenditore abruzzese continua la sua corsa sui mercati esteri, dove realizza il 96% del fatturato. La cantina Fantini wine group ha appena ricevuto dalla rivista tedesca Mundus Vini il premio Best producer Italy 2024. Il bilancio 2023 non è ancora disponibile ma nel 2022 ha realizzato ricavi per 90 milioni e un utile di 6,3 milioni.

Domenico Zonin

78

La crisi del vino, anche del Prosecco, rende più difficile il rilancio di Gambellara. Domenico Zonin (con i due fratelli) e l’azionista 21 Invest dei Benetton hanno radicalmente cambiato la prima linea di Zonin 1821 e sono arrivati i primi risultati con un calo del debito nell’esercizio 2022. I dati del 2023 non sono ancora noti. Cantiere aperto.

Alessandro Torcoli

Civiltà del Bere festeggia cinquant’anni dall’inizio delle sue pubblicazioni. Ed è un record per le riviste di settore in un momento difficile per tutto ciò che è di carta. Ma va dato atto al suo direttore di tenere dritta la barra anche col giornale on line e con gli eventi sempre partecipati. Buon compleanno.

Giancarlo Gariglio


89

Slow Wine è una Guida a cui piace andare molto spesso in direzione contraria. Piccoli vignaioli, microterritori che comunque contribuiscono in modo significativo a creare la grande trama del vino italiano. E il suo curatore ne interpreta perfettamente il pensiero. In tempi incerti Slow Food racconta un futuro possibile.

Alessio Planeta

Se pensi a Planeta pensi subito ai vini autoctoni siciliani e a quelli prodotti dai vitigni internazionali filtrati dalla sensibilità isolana. La cantina di Menfi produce 2,3 milioni di bottiglie. L’ad Alessio Planeta è stato insignito del titolo di “Winemaker of the Year” dalla rivista americana Wine Enthusiast. È il quarto italiano. Bel colpo.

Giovanni Busi

64

Il Chianti si presenta a Vinitaly con un maxi stand completamente rinnovato e con 30 aziende. Una risposta alla crisi che, da un paio d’anni, attanaglia il Chianti e che ha visto gli imbottigliamenti scivolare da 96 a 77 milioni. Il presidente del Consorzio Busi non demorde e continua a guidare i road show, dalla Cina al Sud America.

Andrea Farinetti


95

Instancabile e appassionato nella gestione delle tante cantine di proprietà, da Fontanafredda a Borgogno, da Vigne di Zamò a Carranco. Sta lavorando alacremente per spostare le aziende in modo concreto sul versante della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente. Bene anche la società di distribuzione.

Raimondo Romani

Tastare il polso ai winelover mediante le aste dei vini, delle etichette più prestigiose. Il ceo di Gelardini & Romani, Raimondo Romani, condurrà a Vinitaly una simulazione sulle 30 etichette di vino più prestigiose d’Italia. In grande spolvero i vini da uve autoctone, come Nebbiolo e Sangiovese. Con l’esordio del Nerello Mascalese.

Andrea Lonardi

È il secondo Master of Wine italiano. Veronese, un background di alto profilo nella gestione aziendale con particolare attenzione al marketing. Si è fatto le ossa in aziende importanti, l’ultima, la Bertani Domains, da cui è stata annunciata l’uscita per dedicarsi altri ambiziosi progetti professionali. C’è da scommetterci.

Marzia Varvaglione


96

La Puglia del vino e dell’ospitalità. Che non ama lamentarsi, anzi preferisce progettare e gestire un presente che ha tanto da dire. È quanto rappresenta questa giovane produttrice di un’azienda che vanta più generazioni e cresce nella sua reputazione e nella sua propensione all’export. Prossima fermata: più enoturismo.

Alessandra Piubello

È una delle curatrici de la Guida Oro I Vini di Veronelli con un cursus honorum di grande rispetto, collaborazioni con varie testate specializzate e l’appartenenza ad alcuni club internazionali di esperti di vino. Professionale e puntuale è facile incontrarla tra eventi anteprime del vino a degustare in modo instancabile.

Mario Piccini


99

Il vulcanico imprenditore chiantigiano punta anche sul Prosecco: ha rilevato il 35% della trevigiana Vinicola Cide, imbottigliatore di marchi privati di Prosecco molto vocato al mercato tedesco, tanto da controllare il distributore Cide Gmbh che ha assunto il nome di Tenute Piccini 1882. Un altro 55% arriverà entro aprile 2025 per 2 milioni.

Christian Marchesini

82

Il coraggio della trasparenza e la forza di cambiare. Ad Amarone Opera Prima, il presidente del Consorzio Marchesini è stato chiaro: “Non è più possibile puntare sui volumi: l’Amarone deve crescere in valore”. Infatti nell’ultimo biennio il re dei vini veneti ha perso il 17% dell’imbottigliato ma i prezzi dello sfuso sono saliti a 2 cifre.

Barrett Wisman

È un newyorkese trasferitosi a Roma con la passione della musica, del vino e del business. È il regista di Domus Artium Reserve, un circolo esclusivo fra Italia e Francia aperto a facoltosi winelover che amino degustare top wine e piatti stellati. Il modello è la Napa Valley Reserve Club che fattura 150 milioni di dollari. Da seguire.

Clemens Lageder

Non c’è solo il fatto di essere uno dei più bravi produttori di vino in regime biodinamico, sempre pronto a fare un passo in avanti rispetto agli altri. C’è soprattutto Summa, un evento partito in sordina oltre 20 anni fa, ora diventato un salotto del migliore vino italiano. Quest’anno le aziende partecipanti saranno oltre 110. Non male.

Bernardino Sani

Il mago di Argiano ha fatto un lavorone. Dalla cantina acquistata (nel 2013) inutilizzabile e dai vigneti trascurati ha prodotto il vino migliore del mondo secondo Wine Spectator: il Brunello di Montalcino Vigna del Suolo 2018. Il ceo Sani, d’accordo con il proprietario brasiliano André Esteves, ora guarda a Sicilia e Piemonte.

Giampiero Bertolini

67

La famiglia Descours è sempre disponibile a investire sul vino e su nuove acquisizioni. Per Biondi Santi il 2023 dovrebbe essersi chiuso in crescita (grazie anche all’acquisizione di Isole Olena) nonostante il rallentamento della domanda abbia colpito anche la fascia premium. Il ceo Bertolini rimane moderatamente ottimista.

Renzo Rosso

98

Mr Diesel è uscito dall’azionariato di Masi agricola dopo un lungo braccio di ferro con i fratelli Boscaini (la replica del copione di EcoNaturaSì del 2020). La holding Brave wine ha in portafoglio il controllo della barolista Josetta Saffirio e una partecipazione del 40% nella cantina Etna Doc Benanti. Lo shopping continua? Gian Burrasca.